Il debito cresce ancora. A settembre, stando al report della Banca d'Italia, è aumentato di 4,4 miliardi rispetto al mese precedente attestandosi alla cifra monstre di 2.283,7 miliardi. "Ci attendiamo che il debito diminuisca in modo aggressivo nel prossimo futuro in seguito alla maggior crescita nominale", si è affrettato a dichiarare il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, in un'intervista alla Cnbc. Ma, durante il briefing con la stampa a Bruxelles, la portavoce della Commissione Europea per le questioni economiche e finanziarie, Annika Breidthardt, ha ribadito che, nonostante la ripresa economica, l'Italia deve ancora affrontare la sfida della riduzione del debito.
C'è un'apparente contraddizione tra la posizione del commissario Pierre Moscovici e i muscoli mostrati dal vicepresidente Jyrki Katainen che ieri ha lanciato un allert sui nostri conti pubblici che "non miglioran" e ha anche detto che gli italiani dovrebbero sapere "la verità" sullo stato delle finanze pubbliche del loro Paese. Una posizione che ha creato non pochi scompensi a Roma ma che trova conferma nell'ultimo report della Banca d'Italia. L'istituto di via Nazionale smentisce, infatti, le rosee previsioni del ministro Padoan. L'aumento dello stock del debito pubblico italiano a 2.283,7 miliardi di euro, 4,4 miliardi in più rispetto al mese precedente, è un macigno sul governo e sull'economia del Belpaese. Il premier Paolo Gentiloni, però, rivendica di aver "migliorato molto la situazione del deficit". Non solo. "C'è l'orgoglio e la soddisfazione di dire che abbiamo fatto passi in avanti - puntualizza - la realtà sarà di una Italia che crescerà dell'1,8% - conclude - chi è abbagliato dalla retorica del fanalino di cosa deve vedere che è così".
"Sarebbe il caso che il ministro Padoan smettesse di raccontare bugie sullo stato dell'economia italiana - sbotta Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia - e pensasse seriamente a lasciare al più presto la sua poltrona di via XX settembre". A non quadrare, infatti, non è solo il dato del debito pubnblico. Anche sulla crescita del pil non mancano i problemi. Proprio oggi l'Istat ha certificato come in Italia la produttività intesa nel suo complesso, come misura della crescita del valore aggiunto dovuta al progresso tecnico e ai miglioramenti nella conoscenza e nell'efficienza, sia diminuita del -0,4% nel 2016. Un altro ribasso, quindi. Senza contare che, sempre secondo l'Istat, negli ultimi due decenni, tra il 1995 e il 2016, la crescita media annua della produttività del lavoro in Italia (+0,3%) è risultata "decisamente inferiore alla media Ue (1,6%)", mentre "tassi di crescita in linea con la media europea sono stati registrati dalla Germania (1,5%), dalla Francia (1,4%) e dal Regno Unito (1,5%). La Spagna ha registrato un tasso di crescita più basso (0,5%) rispetto alla media europea ma più alto di quello dell'Italia".
Come fa notare anche Brunetta, un debito pubblico che aumenta, una produttività (elemento fondamentale per poter
ottenere un livello di pil positivo) che diminuisce e conti pubblici a livelli molto preoccupanti danno ragione al vice presidente della Commissione europea Jyrki Katainen. E cioè che la situazione non sta affatto migliorando.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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