Ex Ilva, cassa integrazione di tredici settimane per 1400 dipendenti

Per 1400 dipendenti dell’ex Ilva di Taranto arriva la Cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo) per 13 settimane. Lo comunica la ArcelorMittal Italia, nuova proprietaria dell’impianto siderurgico

Ex Ilva, cassa integrazione di tredici settimane per 1400 dipendenti

Per 1400 dipendenti dell’ex Ilva di Taranto arriva la Cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo) per 13 settimane. La ArcelorMittal Italia, nuova proprietaria dell’impianto siderurgico, ha affidato a una nota i motivi di tale decisione.

La ArcelorMittal conferma l’investimento da oltre 2,4 miliardi di euro e assicura che “Taranto diventerà il polo siderurgico integrato più avanzato e sostenibile d'Europa" ma “si trova oggi nella necessità di ricorrere temporaneamente alla Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria”. Già lo scorso mese "a causa delle critiche condizioni del mercato" la produzione industriale primaria in Europa era stata rallentata passando da 6 a 5 milioni di tonnellate di acciaio lavorate. L’azienda fa sapere di aver già contattato e informato i sindacati di questa decisione. “Ci tengo a ribadire che sono misure temporanee, l'acciaio è un mercato ciclico", spiega l'amministratore delegato di Arcelormittal Italia, Matthieu Jehl. Una serie di fattori che "sta penalizzando l'intero settore dell'acciaio europeo, che soffre una situazione economica sempre più peggiorata negli ultimi mesi. Tutti gli indicatori - si legge ancora nella nota - evidenziano un forte rallentamento del mercato e non solo nel settore automotive, attualmente in calo del 10%". L’indice pmi, a marzo, è andato per il sesto mese consecutivo sotto quota 50, il punto più basso da maggio 2013. Ad oggi si registra "un'importante riduzione del consumo di acciaio a livello europeo e, anche italiano, che ha determinato un progressivo minor carico di ordini e, quindi, di lavoro", sottolineano i vertici della multinazionale nella nota. Ma non solo. Oltre alla riduzione della domanda di acciaio in Italia vi è stato un"aumento senza precedenti delle importazioni da paesi terzi". L’ex Ilva di Taranto, inoltre, ha visto aumentare le sue scorte in magazzino “ben oltre i livelli standard di giacenza". Una situazione aggravata dalle “deboli misure di salvaguardia per le importazioni di acciaio adottate dalla commissione Ue, che ci rendono vulnerabili in un momento in cui i prezzi dell'acciaio sono bassi, i costi energetici elevati e i costi delle materie prime in continuo aumento".

I sindacati sono sul piede di guerra. Annamaria Furlan, segretaria della Cisl, attacca:"ArcelorMittal deve rispettare gli accordi che ha firmato. C'è troppa disinvoltura nel paese nel fare gli accordi e poi non rispettarli: pensiamo a Whirlpool ma non solo. Manca anche una vigilanza da parte del governo e una strategia e questo è' un elemento negativo che ha risvolti sull'occupazione e sullo sviluppo assolutamente drammatici". Preoccupazione viene espressa anche da Francesca Re David, leader della Fiom, che dice: “È del tutto evidente che la prospettiva della cassa integrazione ordinaria, per quanto legata per definizione ad un evoluzione di ciclo congiunturale, non ci rassicura e diventa un ulteriore elemento di incertezza. Sono mesi che la Fiom chiede un incontro al Mise per una verifica degli impegni sottoscritti, che diventa ancora più urgente alla luce delle decisioni comunicate oggi". La Fiom, perciò, nel corso dell’incontro programmato per lunedì 10 giugno, chiederà "una verifica sull'attuazione dell'accordo sottoscritto in merito alle strategie industriali e produttive e agli investimenti relativi al processo di risanamento ambientale". Carmelo Barbagallo, leader Uil, al termine dell'incontro con Confindustria, ha attaccato:“ArcelorMittal si muove sulla scia del comportamento delle multinazionali che fanno shopping e poi non rispettano gli accordi.

Bisogna imbrigliare questo atteggiamento perchè è negativo per il nostro Paese. Lo deve fare il governo facendo leggi e norme: faccia un decreto legge per far pagare i danni a chi ha usufruito delle agevolazioni e poi fa quello che gli pare”.

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