All'annuale Consiglio per le relazioni tra Italia e Usa, che si è chiuso ieri a Venezia, a fare notizia sono stati ancora una volta gli «a margine» di Sergio Marchionne, che dell'associazione bilaterale è il presidente, sul futuro di Fca e sul proprio. Nella giornata conclusiva, a tenere banco, nelle pause dei dibattiti, è stato il tema dell'occupazione. E Marchionne ha ribadito come, per Fca, «resta l'obiettivo di riportare tutti i dipendenti al lavoro entro il 2018». «Il nostro impegno per rafforzare la rete industriale italiana continua, l'abbiamo avviato già da tempo, è sempre stato l'obiettivo principale, anche se gli scettici non ci credevano», ha aggiunto. L'ad del Lingotto, che lascerà il gruppo dopo aver firmato il bilancio 2018, punta a vincere l'ultima scommessa, quella di passare come testimone una Fca con l'indebitamento azzerato, le fabbriche italiane sistemate e un piano prodotti adeguato.
È, però, su quest'ultimo aspetto che i sindacati chiedono chiarezza al più presto. «Ci aspettiamo - il commento di Marco Bentivogli, segretario generale Fim - che Marchionne e i suoi nel prossimo Gec (il Group executive council che coinvolge la prima linea del management) - diano il via all'investimento annunciato sulla vettura premium di Pomigliano e al lancio del nuovo modello per Mirafiori».
Bentivogli riconosce comunque a Marchionne di aver tenuto fede alle promesse di svolta a proposito dell'impegno del gruppo in Italia. «Solo tre anni fa quando abbiamo concordato il nuovo piano industriale - ha ricordato - la situazione occupazionale in Fca era pesantissima, con il 40% dei circa 64mila dipendenti coinvolto dalla cassa integrazione. Ora le situazioni più difficili sul piano occupazionale riguardano poco più di 2mila dipendenti attualmente in contratto solidarietà. Per saturare questi due impianti bisogna partire con i nuovi modelli». In questo lasso di tempo, inoltre, la base occupazionale di Fca si è allargata di circa 3mila unità.
L'ad del Lingotto si era dato un anno di tempo prima di scoprire le carte e ufficializzare dove saranno prodotti i nuovi modelli. Ma non è escluso che già dopo l'estate si saprà qualcosa sulle future Alfa Romeo e Maserati previste dal piano prodotti. A Pomigliano, intanto, sul futuro dell'impianto che nel 2019 vedrà la linea della Panda trasferirsi in Polonia (in Campania arriverà un modello premium), sindacalisti e politici si pongono alcune domande. «Fca investirà qui 1 dei 5 miliardi previsti per Alfa Romeo? E il nuovo Suv di cui si sente parlare non rischierà di fare concorrenza a Fiat 500X e Jeep Renegade? Resti la Panda, e a essa si affianchi la novità prevista», si chiede e puntualizza Gerardo Giannone, segretario Pd in Fca a Pomigliano. Rimane il punto di domanda su chi sostituirà Marchionne, su come potrebbe avvenire un allargamento delle deleghe (ipotesi non smentita dall'ad: «Il mio ruolo non è facile, bisognerebbe alleggerirlo in qualche maniera») e chi, nel caso, coordinerà il tutto.
Ma Fca potrebbe finire in mano a un altro gruppo («Per avere successo, occorre una massa sufficiente») o essere oggetto di uno spezzatino.
E se lo spezzatino piacesse a Volkswagen, magari per i pezzi più pregiati? Due nomi ad hoc per questi gioielli il colosso tedesco li ha in casa: l'ex Luca De Meo, che dopo Audi ora è a fare un'altra importante esperienza al vertice della «sportiva» Seat, e Stefano Domenicali (ex Ferrari), attuale capo della Automobili Lamborghini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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