Nel mondo si fanno classifiche su tutto. Ora, grazie al Financial Times, scopriamo quella sui manager gay più importanti del pianeta. Al primo posto c'è Antonio Simoes, dirigente del colosso bancario britannico Hsbc. Subito dopo di lui c'è una donna, Beth Brooke, vicepresidente dellla Ey, un network mondiale di servizi di contabilità; al terzo posto Paul Reed, dirigente del colosso petrolifero Bp. Nella speciale classifica non compare alcun italiano. La classifica stilata dal giornale della City non tiene conto "solo" dei soldi o del potere: include 50 dirigenti Lgbt (acronimo per lesbiche, gay, bisessuali e transgender) considerati più influenti. I criteri adottati per fare questa graduatoria sono cinque, tra cui il contributo dato alla lotta contro le discriminazioni.
Ma a cosa serve questa classifica? Secondo Suki Sandhu, fondatore di "OUTstanding in Business" (network per i manager Lgbt) l’obiettivo della classifica è quello di incoraggiare il "coming out", ossia la dichiarazione dell'orientamento sessuale di chi fino ad ora, per un motivo o per un altro, si è nascosto.
Tra gli altri Lgbt citati nella lista ci sono imprenditori a capo delle aziende più importanti del mondo: per Ibm c’è il vicepresidente esecutivo Claudia Brind-Woody (al sesto posto), per Yahoo! c’è il viceconsigliere generale Pierre Landy (al quattordicesimo) e per Google il dirigente ’er la diversità Mark Palmer-Edgecumbe (al trentanovesimo). Presenti anche manager di Bank of America, Lloyds, Standard Chartered Bank, Nbc, Telegraph Media Group, Bnp Paribas, HarperCollins, L’Oreal, The Economist, Goldman Sachs, Microsoft, JpMorgan Chase.
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