Chiedere l'anticipo del Tfr in busta paga non conviene ai redditi più alti. La decisione del governo di tassare la quota del Tfr come se fosse una voce integrativa dello stipendio porterà all'applicazione delle aliquote Irpef ordinarie. La scelta porta questa misura a essere conveniente soltanto per i redditi inferiori ai 24mila euro annui, ossia quelli meno propensi a spendere in un periodo di crisi come l'attuale.
Come riporta uno studio del Corriere della Sera se per i redditi compresi tra i 15mila e i 28mila euro la tassazione aumenterebbe di 50 euro annui a fronte di un aumento in busta paga di 100 euro mensili, la nuova norma diventa un boccone avvelenato per i redditi superiori. Oltre i 28mila euro l'aliquota sale al 38 per cento con 300 euro di tasse in più ogni anno. Chi supera i 90mila euro riceverebbe 3544 euro contro i 4112 accumulati.
Appare evidente per chi è stata studiata questa norma. Ricapitolando, la richiesta di ricevere il Tfr in busta paga è una scelta volontaria del singolo lavoratore del settore privato dipendente assunto da un minimo di sei mesi. Dalla manovra sono esclusi colf e badanti, impiegati nel settore agricolo e dipendenti di aziende in crisi.
Il governo ha precisato che la norma avrà un periodo di prova i cui risultati verranno valutati nel giugno 2018. Varrà dal marzo del 2015 con effetto retroattivo a gennaio e vedrà l'ergogazione del bonus Tfr sulla busta paga mensile e non a fine anno come inizialmente ipotizzato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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