Gian Maria De Francesco
Le Ferrovie dello Stato sbarcheranno in Borsa. Da ieri, con la presentazione del nuovo business plan decennale 2017-26, il progetto si avvicina alla sua concretizzazione. «L'ipotesi su cui stiamo ragionando è una quotazione non inferiore al 30% della divisione lunga percorrenza, cioè le Frecce e Intercity», ha detto l'ad di Fs, Renato Mazzoncini, che non si è sbilanciato su quanto l'azionista unico ministero dell'Economia potrebbe incassare. La divisione, che sarà oggetto di uno spin-off, « oggi ha un fatturato di 2,4 miliardi che può crescere nel piano fino a 3 miliardi, un Ebitda di 700 milioni che possono diventare un miliardo» raggiungendo un margine di redditività lorda del 33 per cento. Considerato che le società di trasporto ferroviario passeggeri o merci quotate in America, Australia e Giappone scambiano a prezzi compresi tra due cinque volte l'Ebitda, a oggi è stimabile una valutazione prospettica compresa tra i 6 e i 15 miliardi, dunque con un introito stimabile tra i 2 e i 5 miliardi.
Anche se il premier Matteo Renzi, che ieri ha fatto da testimonial all'evento, ha ribadito più volte che le privatizzazioni seguiranno un percorso naturale perché «non abbiamo bisogno di svendere in questo momento», il presidente di Fs, Gioia Ghezzi ha precisato che l'Ipo potrebbe attuarsi a «un anno da oggi», cioè verso la fine del 2017. «In quel periodo testeremo il mercato per definire l'enterprise value», ha sottolineato Mazzoncini aggiungendo che il collocamento avverrà tramite un'Opv e non con un aumento di capitale. Le modalità saranno discusse con l'azionista Tesoro e nessun dettaglio è stato fornito su eventuali dividendi straordinari da erogare allo Stato.
Il piano industriale 2017-26 è sicuramente un unicum nel mondo finanziario. «Il periodo è esteso perché i nostri investimenti hanno un lungo orizzonte temporale», ha rimarcato l'ad. Nell'arco di piano si investiranno 94 miliardi: 73 miliardi per le infrastrutture, 14 per il materiale rotabile e 7 per lo sviluppo tecnologico. Più della metà delle risorse (58 miliardi) sono già disponibili: 23 miliardi in autofinanziamento e 35 stanziati nei Contratti di programma. Fs, inoltre, ha un basso livello di indebitamento e «siamo in grado di finanziarci a tassi vantaggiosi», ha chiosato Mazzoncini. I target sono ambiziosi: raddoppio del fatturato dai 9 miliardi previsti nel 2016 (con utile stimato a 800 milioni) a 17,6 miliardi e dell'Ebitda da 2,3 a 4,6 miliardi. I dipendenti passeranno dagli attuali 69mila a 100mila circa.
Per raggiungere questi obiettivi Mazzoncini ha puntato tutto su intermodalità e digitalizzazione. Fs, pur continuando a puntare sul core business delle rotaie (entro aprile i Freccia1000 passeranno da 32 a 50) amplierà sempre più la presenza su gomma passando dal 6 al 25% nel trasporto pubblico locale. Prevista la riorganizzazione del polo della logistica con la creazione della subholding Mercitalia per la quale non è esclusa l'Ipo, una volta conquistata la redditività.
Lo sviluppo digitale si fonda, invece, sulla creazione di un «pianificatore di viaggio» che unisca tutte le varie possibilità con lo scopo di sottrarre quote di mercato al low cost da Uber a Flixbus. Nel capitolo «investimenti», infine, rientrerà l'integrazione con Anas (400 milioni di risparmi stimati). Il Ponte sullo Stretto? Per Mazzoncini «costa 3,9 miliardi e non può essere considerato un problema».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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