I giochi di prestigio di Renzi per diminuire i disoccupati

Il regalo di Natale del ministro Poletti: regole cambiate ad hoc sul lavoro Sparisce dalle rilevazioni Istat chi non è iscritto ai centri per l'impiego

I giochi di prestigio di Renzi per diminuire i disoccupati

È stato definito il «regalo di Natale» di Giuliano Poletti a Matteo Renzi. Un ritocchino metodologico che a prima vista non significa nulla, ma che, una volta a regime, porterà in dote al premier una di quelle buone notizie delle quali l'inquilino di Palazzo Chigi è ghiotto: una ulteriore diminuzione della disoccupazione. Intendiamoci, niente di reale. A cambiare - è bene precisarlo - sarà solo una cifra, non il numero di italiani effettivamente occupati, né quello di chi è in cerca di lavoro. Un'illusione statistica da vendere come un successo, provocata da una circolare del ministero del Lavoro che attua una parte del Jobs Act. In sintesi, il dicastero prevede che per accedere ad alcune prestazioni sociali erogate dagli enti locali, in particolare politiche attive per il lavoro, non serva più l'iscrizione presso i centri per l'impiego come disoccupati, ma basti essere dichiarati «non occupati». Distinzione di poco conto, verrebbe da pensare. E invece no.Per decrittare la ragione di questa norma, bisogna sapere che secondo le regole europee, recepite dalla normativa italiana, nelle statistiche ufficiali deve risultare disoccupato solo chi cerca ufficialmente lavoro ed è disponibile immediatamente a svolgere una attività lavorativa. Nella percentuale dei disoccupati finisce solo chi cerca attivamente un impiego attraverso il canale pubblico. Resta fuori chi non si iscrive alle liste.Capita però che alcuni si iscrivano ai centri dell'impiego solo per avere diritto a servizi sociali. Il numero è ampiamente compensato da quelli che sono disoccupati a tutti gli effetti, ma non risultano nella statistica ufficiale perché hanno smesso di cercare lavoro. La circolare dà un bel taglio ai primi, facendo scomparire dalla statistica dei disoccupati, oltre agli inattivi, anche altri senza lavoro. Chi, per fare un esempio, vuole frequentare un corso regionale e preferisce saltare un passaggio burocratico al vecchio collocamento.Tra chi pensa che l'intento sia taroccare le statistiche c'è Augustin Breda, dirigente Cgil, esponente della Fiom. «Se prima della circolare numero 34/2015 per accedere a determinati servizi sociali era necessario, per legge, essere registrati quali disoccupati presso i centri per l'impiego, ora tale registrazione non è più necessaria. Sarà sufficiente che la persona attesti con una autocertificazione all'ente erogatore la condizione di non occupazione».Un «trucco», secondo il sindacalista, visto che «tutti coloro che sino a oggi erano registrati come disoccupati, e in virtù di tale status potevano fruire di prestazioni a carattere sociale, continueranno a fruirne ma quali inoccupati non registrati, senza più pesare quindi su indici e numero di disoccupazione. La disoccupazione continuerà a scendere, più semplici pure gli abusi e tutti potranno festeggiare il nuovo anno all'italiana». Il tasso di disoccupazione è notoriamente un indicatore poco attendibile, proprio perché tiene fuori i cosiddetti scoraggiati, ma anche chi non si iscrive ai centro per l'impiego perché non lo ritiene necessario.Per il governo resta invece una percentuale importante.

L'Istat ha da poco certificato in novembre una discesa del tasso di disoccupazione arrivato all'11,3%. Renzi ha festeggiato: «L'Italia riparte, il Jobs Act funziona». D'ora in poi potrà dire che funziona anche la relativa circolare.

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