I guai dei brasiliani della Valtellina

I fratelli Batista, padroni di Jbs, implicati in una mega frode

Paolo Manzo

Citta La Jbs, leader mondiale della produzione di carne - nota in Italia per una lunga querelle giudiziaria con la Cremonini e per l'acquisto della Rigamonti (bresaola Valtellina) - era già da tempo nei guai.

Nel Brasile un tempo «el dorado» ed oggi sconvolto dalle inchieste anti corruzione, infatti, dopo la compagnia telefonica Oi che cerca disperatamente investitori in tempi brevi per evitare il fallimento - attualmente è in bancarotta, con debiti a breve pari a 13 miliardi di euro e la statale petrolifera Petrobras che ha 110 miliardi di euro debito, il 10% dei quali in scadenza a 10 mesi, a stare peggio c'è proprio Jbs, con oltre 5 miliardi di euro da rimborsare entro fine giugno 2017. E questo ben prima che i fratelli Joesley e Wesley Mendonça Batista, che guidano la multinazionale della carne, venissero prelevati a forza dalla Polizia brasiliana per essere interrogati dalla magistratura sulla gestione fraudolenta dei quattro maggiori fondi pensione statali verde-oro.

Una truffa fatta di sovrafatturazioni e strani giri su paradisi fiscali per finanziare la politica locale e che, a detta degli inquirenti, avrebbe causato perdite per almeno 2,2 miliardi di euro anche se c'è chi giura che il buco sia addirittura di 18. L'operazione ribattezzata Greenfield e deflagrata lo scorso settembre, non coinvolge solo i leader di JBS ma una quarantina di pesci grossi dell'economia e della politica brasiliana spesso le due cose sono tutt'una assai vicini agli ultimi governi di Dilma e Lula (centro-sinitra).

I fratelli Batista, dopo aversi visto ritirare il passaporto ed essere stati allontanati per ordine giudiziario dalla guida di JBS, sono però riusciti a recuperarla in pochi giorni, pagando una mega cauzione da circa mezzo miliardo di euro alle autorità verde-oro. Quello di JBS era considerato sino a qualche giorno fa uno dei tanti miracoli della crescita sostenibile garantita dal PT, il partito dei lavoratori di Lula e Dima, al pari di Eike Batista per Forbes il settimo uomo più ricco al mondo nel 2012, oggi de facto fallito e delle già citate Oi e Petrobras.

Un'altra inchiesta che vede al centro dell'attenzione della magistratura brasiliana i fratelli Batista è quella della locale Mani Pulite e coinvolge la banca pubblica BNDES che, da quando il Pt di Lula e Dilma è arrivato al potere, ha iniettato svariati miliardi di euro (almeno 3,5) in Jbs, consentendo loro l'acquisto nel 2015 persino di marchi che con la carne nulla hanno a che vedere, come ad esempio Alpargatas che produce le celebri calzature Havaianas.

A maggio i Batista, già presenti sul mercato Usa con i marchi Pilgrim's Pride (pollo) e Swift & Co (carne) avevano annunciato la prossima quotarsi a Wall Street della JBS Foods International, avente sede in Irlanda ma, adesso, le

inchieste - tra cui anche una per lavoro schiavo ed un'altra per evasione fiscale faranno certamente ritardare lo sbarco alla borsa di New York dei Batista, sino ad oggi tra i principali finanziatori della politica brasiliana.

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