RomaUno dei segni più drammatici della crisi economica che ci attanaglia è senza dubbio l'aumento inquietante dei protesti. E questo mentre sul piano della salute finanziaria delle imprese si registra un corposo aumento delle sofferenze bancarie. Il disegno che emerge incrociando i dati forniti da Infocamere (per i protesti) e Cgia di Mestre (sulle sofferenze delle imprese) racconta di un Paese malato che non riesce a crescere o, almeno, a trovare la forza per uscire dalla morsa della crisi.
Una crisi che come primo effetto ha quello di costringere a non rispettare le scadenze dei pagamenti. Nei primi sei mesi del 2012 sono stati notificati oltre 670mila protesti, 16mila in più rispetto allo stesso periodo del 2011, con un aumento del 2,4%, per un valore totale di 1,642 miliardi di euro (-7,4% rispetto al 2011). L'importo medio dei titoli protestati - secondo quanto rivela l'indagine di Infocamere - è di 2.446 euro. In aumento le cambiali protestate (5,1%) mentre sono diminuiti gli assegni (-4,6%) e le tratte bancarie (-11,6%). Piove poi sul bagnato stando ai dati offerti dalla Cgia di Mestre. Le aziende ricevono sempre meno prestiti da parte degli istituti di credito e fanno sempre più fatica a restituire quelli già ricevuti. Ecco i dati raccolti dalla Cgia analizzando il periodo compreso tra l'agosto del 2011 e quello di quest'anno. «Ormai l'ammontare complessivo delle insolvenze - spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia - sfiora gli 88 miliardi di euro: un record mai raggiunto dall'avvento dell'euro». Il picco si è registrato nel novembre del 2011, mese in cui lo spread ha toccato il record di 558 punti base. Considerato dalla Cgia una delle maggiori cause della contrazione del credito negli ultimi dieci mesi analizzati.
«Dopo 4 anni di crisi - prosegue Bortolussi -, sono soprattutto le piccole imprese a soffrire per la mancanza di liquidità.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.