Con la fine delle quote latte, dal primo aprile dell'anno scorso, il rinnovato regime di libero mercato mette il nostro Paese a rischio di una vera e propria invasione di prodotti stranieri. In un anno e un mese, la produzione europea è cresciuta di oltre il 7%, determinando una caduta dei prezzi alla produzione, che nello stesso periodo sono crollati da 37 centesimi al litro agli attuali 32 (mentre a marzo 2014 era di 44).
Parallelamente prosegue anche la strage di produttori: dalla fine delle quote hanno già chiuso i battenti oltre millecinquecento aziende, ma il dato che fa impressione è la decimazione delle stalle dall'introduzione delle quote latte ad oggi. Se nel 1984 le stalle italiane erano 180.000, ad oggi sono appena 33.000.
Poiché la produzione italiana non basta nemmeno a coprire il consumo interno, il nostro Paese importa il 40% del fabbisogno totale. Ora però, con la nuova liberalizzazione, il rischio è quello che il mercato sia sommerso di prodotti stranieri a prezzi stracciati.
Per questo il governo ha preparato un decreto interministeriale da inviare a Bruxelles per introdurre l'etichettatura obbligatoria con tanto di indicazione del luogo di mungitura, trasformazione e confezionamento del prodotto. L'Unione Europea dovrebbe dare il via libera, ma potrebbe comunque non bastare. Gli allevatori italiani di latte, insieme a quelli francesi e tedeschi, anch'essi in difficoltà, sarebbero pronti a chiedere l'introduzione di incentivi per chi produce meno.
L'iniziativa è appoggiata dal governo, che pure esorta i produttori ad organizzare la filiera in diversi consorzi, sta approntando
un'iniziativa concordata con Spagna, Francia e Germania per richiedere appunto questi nuovi incentivi. Le quote insomma che erano uscite dalla porta provano a rientrare dalla finestra. Con buona pace degli ultras del libero mercato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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