Proprio non c'è pace per il trasporto aereo. Dopo i deludenti risultati trimestrali resi noti da Lufthansa, anche l'altra grande compagnia europea, Air France-Klm, ha diffuso numeri in rosso profondo: tra gennaio e marzo ha bruciato 630 milioni di euro, un rosso ben superiore a quello dello stesso periodo dello scorso anno, quand'era stato di 368, su un fatturato cresciuto leggermente a 5,72 miliardi (più 1,3%). Anche il risultato operativo è in calo del 7,9%, a quota 557 milioni. Lufthansa, tanto per un raffronto, ha chiuso il primo trimestre con una perdita netta di 459 milioni, superiore del 16,5% all'anno prima, su un fatturato invariato di 6,6 miliardi.
È vero che la prima parte dell'anno per il trasporto aereo è la stagione più bassa, è vero che i tassi di cambio non aiutano e che la crisi morde ancora; nel caso di Air France, tuttavia, c'è di più: una pulizia di portafoglio che ha provocato la svalutazione dei derivati da 220 a 43 milioni. Dando queste notizie, ieri a Parigi i manager hanno comunque confermato gli obiettivi per il 2013, assicurando che il piano di ristrutturazione sta proseguendo come previsto. In realtà gli oltre 5mila tagli al personale in corso potrebbero essere seguiti da nuove misure; azienda e sindacati, stando al quotidiano Le Monde, si sarebbero già dati appuntamento nel secondo semestre per fare un punto della situazione e decidere la strategia da adottare.
Va ricordato, en passant, che Air France-Klm ha chiuso il 2012 con perdite per 1,2 miliardi (nel 2011 erano state 809 milioni) su un fatturato di 25,63 miliardi. E che è in uscita anticipata l'ad Jean-Cyril Spinetta - richiamato alla guida del gruppo nel 2011 proprio nel ruolo di risanatore - e che il 1 luglio lo sostituirà Alexandre de Juniac.
Le notizie su Air France rinviano al tema Alitalia, della quale i francesi sono il primo azionista con il 25%. Volendo, si può dare uno sguardo al passato: 5 anni fa Parigi fu sul punto di acquistare la «vecchia» Alitalia, con tutti i dipendenti; poi fu stoppata dalla litigiosità dei sindacati e dall'incertezza politica. Bene: che cosa sarebbe stato dell'allora nostra compagnia pubblica e del suo personale se fosse finita in un gruppo ora in una crisi così profonda? La storia, ovviamente, non si fa con i se. Ma l'attualità vede ancora una volta Air France come l'acquirente naturale, visto che è l'unico socio aeronautico, che ha forti legami industriali e commerciali, e che la squadra di azionisti italiani uscirebbe volentieri da una società che continua - anch'essa - a bruciare risorse: finora le perdite complessive ammontano a 735 milioni, tanto che i soci sono stati chiamati a sottoscrivere un prestito obbligazionario (con incentivo), sottoscritto per 105 milioni su 150 richiesti.
Ieri il cfo di Parigi, Philippe Calavia, consigliere di Alitalia, ha detto: «I problemi di liquidità di Alitalia appariranno nella parte finale dell'anno, probabilmente nell'ultimo trimestre. Non penso che avremo alcuna grande decisione prima di allora». Sembra di leggere tra le righe la necessità di un aumento di capitale, che Parigi potrebbe sottoscrivere impadronendosi così della maggioranza.
Ma gli azionisti italiani non si rassegnano a perdere i propri soldi in maniera così inesorabile.
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