L'aspetto curioso e forse anche istruttivo della notizia è che alla fine, salvo sorprese dell'ultima ora, quei soldi i Ligresti riusciranno a recuperarli, e a garantirsi con essi una serena vecchiaia. Perché i 16,7 milioni di euro che i tre figli dell'Ingegnere sono riusciti a giostrare tra Lussemburgo e Svizzera e a mettere in salvo, nel pieno della tormenta giudiziaria che aveva investito il loro impero, non possono essere considerati provento di reato. I tentativi della magistratura di metterci le mani sopra, finora sono sempre naufragati nel vuoto.
Tant'è vero che ieri la Guardia di finanza di Torino rende noto un appunto in cui si capisce che ad andarci di mezzo potrebbe essere solo la fiduciaria milanese che ha gestito l'operazione per conto di Giulia, Jonella e Paolo Ligresti. L'unico vero pericolo per il tesoretto dei Ligresti è attualmente costituito dalla UnipolSai di Carlo Cimbri, il colosso assicurativo nato dal «salvataggio» di Fonsai.
Nell'ambito del vasto contenzioso civile aperto tra la nuova società e gli azionisti di quella vecchia, il malloppo è entrato nelle mire degli avvocati di Cimbri. Ma né l'erario né la magistratura hanno concrete possibilità di mettere le mani sul gruzzolo. Il motivo è semplice: l'accusa di falso in bilancio e di manipolazioni del mercato mossa ai Ligresti riguarda le operazioni fatte per nascondere le reali condizioni di salute, occultando sofferenze e perdite già in atto, e quindi non ha generato plusvalenze occulte. Quei soldi, insomma, per la giustizia non possono essere considerati corpo di reato.
Tutto accade secondo l'appunto della Guardia di finanza di Torino nel gennaio dell'anno scorso, quando l'esistenza delle indagini di due Procure - quella del capoluogo piemontese e quella di Milano - era di dominio pubblico. Ad agevolare il tutto, la libertà di movimento di Paolo Ligresti, divenuto cittadino elvetico in extremis poco prima dello scandalo, e quindi al sicuro dalle richieste di estradizione. Da tre finanziarie lussemburghesi vengono movimentati i fondi relativi ai pacchetti di azioni Fonsai rivalutati dopo la controversa operazione di concambio che ha consentito la nascita di Unipolsai.
«Durante la latitanza di Gioacchino Paolo Ligresti - si legge nel rapporto - una fiduciaria milanese aveva dato ordine a un istituto di credito, presso il quale vi erano depositi e titoli, di eseguire movimentazioni su azioni Unipol-Sai - fiduciariamente intestate alle lussemburghesi Limbo Invest Sa, Canoe Securities Sa ed Hike Securities Sa - direttamente riconducibili agli indagati». Tra il 24 ed il 30 gennaio 2014 vengono disposti gli spostamenti in direzione Svizzera.
Nel febbraio l'ufficio antifrodi di Bankitalia cerca di bloccare una parte della somma, poi scatta il sequestro conservativo da parte della magistratura per cercare di recuperare almeno le spese di giustizia, ma il provvedimento viene annullato dopo il ricorso dei Ligresti. Ora la fiduciaria e il suo direttore sono stati segnalati al ministero dell'Economia e alla Banca d'Italia per non aver adempiuto all'obbligo di comunicazione delle operazioni sospette.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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