Oro, gioielli, argenti o tappeti in cambio di denaro contante. Tra le banche italiane cresce l'attenzione ai servizi di «credito su pegno». Quelli cui si rivolgono gli italiani, malgrado le alternative almeno sulla carta disponibili sui mercati finanziari, nella speranza di ottenere subito un prestito sufficiente per affrontare spese improvvise, debiti o fare fronte ad altre emergenze lasciate dalla crisi. I primi «Monte pegni» furono istituti dai francescani nel XV secolo per contrastare la già allora dilagante usura; si tratta quindi sovente di «licenze» che sia i due big Intesa Sanpaolo e Unicredit, sia i concorrenti hanno ereditato dal grande riassetto del settore o dalle ex casse di risparmio rimaste nel perimetro.
Quello che sta mutando - nota tuttavia chi supervisiona il servizio - è lo spaccato sociale che si presenta agli sportelli: alle fasce meno abbienti, a cui sovente non è restata altra via che liquidare i propri beni, si sta infatti affiancando una piccola borghesia, composta da artigiani e micro-imprenditori, commercianti e taxisti oltre a qualche professionista. Risparmiatori che, non potendo attendere i tempi di un fido ordinario, decidono di impegnare gioielli e orologi di marca ma cercano di riscattarli già pochi mesi dopo. «La clientela si rivolge ai nostri sportelli soprattutto per gestire le esigenze di liquidità straordinaria», conferma l'amministratore delegato del Creval Miro Fiordi, sottolineando, a conferma dell'attenzione della banca al territorio, come il gruppo mandi in asta solo il 3,2% dei preziosi consegnati. Il tasso di «sofferenza» appare comunque contenuto in tutto il mercato (6-7% la media) perché sono per primi i depositanti a non voler perdere i ricordi di famiglia. Ma in fila ci sono anche padri di famiglia in difficoltà con gli alimenti e gli immigrati, soprattutto rumeni, nigeriani e marocchini.
Il meccanismo del pegno è il seguente: una volta periziato l'oggetto ed effettuati i controlli anti-riciclaggio, la banca eroga il prestito (rinnovabile) della durata di 3-6 mesi, consegnando al cliente la polizza per esercitare il riscatto: gli interessi semestrali si attestano attorno al 7%. Gli oggetti che alla scadenza sono rimasti nei caveau sono invece ceduti all'incanto, riconoscendo al proprietario il sopravanzo d'asta.
Pur trattandosi di un'attività residuale se raffrontata all'ammontare complessivo degli impieghi, i numeri del fenomeno sollevano più di una domanda. Se la filiale che il Creval ha avviato a Torino, sotto le insegne del Credito Siciliano diretto da Saverio Continella, ha acceso in un semestre 600 polizze per un controvalore di 1 milione, nella stessa città il monte pegni storico di Intesa Sanpaolo lavora una media di 500 contratti al giorno e, tra polizze vecchie e nuove, non sono mancate punte da 1.400 contratti; e simili sono i numeri di Unicredit nella sede di Roma, eredità di Capitalia. Volumi notevoli, soprattutto se proiettati su base nazionale: la sola Ca de' Sass conta 13 sportelli dedicati lungo tutta la Penisola e ne ha 34 Unicredit, che a settembre aprirà anche nel capoluogo piemontese. A Roma è operativa anche Ubi Banca che è poi presente con 9 sportelli in Lombardia, a partire da quello in via Monte di Pietà a Milano. Sul capoluogo lombardo farà rotta anche il Creval, quindi va considerata l'attività che il Banco Popolare mantiene sotto la Cr Lucca, Pisa e Livorno, quella di Cariparma e i 4 sportelli di Carige in Liguria e in Toscana.
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