Non ci sono soltanto le sanzioni contro la Russia a provocare il crollo (-4,3%) delle esportazioni italiane verso i mercati extra Ue. Innanzi tutto perché la flessione è legata all’andamento precedente alle misure stabilite dagli Stati Uniti e subite dall’Unione europea e, dunque, dall’Italia. E poi perché, rilevano alcuni studi della Sace, a livello di sanzioni pesano molto di più quelle imposte contro l’Iran.
Secondo Sace, infatti, tra quest’anno e il 2015 l’Italia potrà perdere esportazioni verso la Russia per un valore che oscilla tra 0,9 e 2,4 miliardi. A seconda dell’aggravarsi delle tensioni legate alla vicenda ucraina. Gli effetti sulla nostra economica, tuttavia, saranno decisamente più pesanti poiché verranno meno progetti su medio e lungo periodo, senza dimenticare i maggiori costi in conseguenza dell’aumento del prezzo del gas e del petrolio.
A pagare di più le conseguenze delle sanzioni, sul fronte delle esportazioni italiane, sarà la meccanica strumentale. Anche se occorrerà valutare l’effetto che questo atteggiamento punitivo euro-americano potrà avere sul consumatore russo. Il nazionalismo e la sensazione di ingiusto accanimento potrebbero spingere il ceto medio ad abbandonare la ricerca di prodotti del made in Italy, a partire da quelli alimentari e proprio in vista dell’Expo milanese.
Ma un altro fronte, ricorda Sace, ha già ora effetti molto più pesanti sull’export italiano: l’Iran. Tra il 2014 ed il 2016 il valore delle nostre esportazioni verso Teheran potrebbe raggiungere i 3 miliardi di euro, in pratica 16 miliardi in meno rispetto a quanto l’Italia avrebbe potuto vendere senza i freni imposti, anche in questo caso, da Stati Uniti ed Ue. Dal 2006, quando le sanzioni sono state applicate, l’Italia ha perso esportazioni per 15 miliardi di euro (11 miliardi per la sola meccanica strumentale), ma con una forte accelerazione a partire dal 2012, quando il blocco si è accentuato.
Va anche notato che il peso dell’Italia si è progressivamente ridotto nell’ambito dell’import iraniano. Prima delle sanzioni il valore degli acquisti di prodotti italiani era pari al 6,9% del totale dell’import di Teheran e cresceva a ritmi superiori a quelli delle importazioni complessive. Ora il peso italiano è sceso al 4,3% per effetto di una continua flessione delle nostre esportazioni, crollate del 25% negli ultimi due anni.
Ciò significa che altri Paesi, sanzioni o meno, hanno preso il posto dell’Italia come partner dell’Iran.
Si pagano le scelte di politica estera, ma anche l’inadeguatezza del “sistema Italia” sul fronte dell’export: “Le poche risorse pubbliche a disposizione – sostiene Paolo Vitelli, parlamentare di Scelta Civica e proprietario della Azimut Benetti (maggior produttore europeo di maxi yacht) – sono suddivise in troppi rivoli, con sprechi eccessivi e scarsi risultati”.Alessandro Grandi
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