Siena orfana della politica si divide sul futuro di Mps

Siena orfana della politica si divide sul futuro di Mps

Siena sta perdendo il sonno. La città, dove si dice che ogni famiglia annoveri almeno un dipendente e un pensionato del Monte Paschi, attende con timore l'assemblea che domani vedrà Rocca Salimbeni preparare l'arrivo di nuovi soci e modificare lo statuto, aumentando i poteri del consiglio di amministrazione e del presidente Alessandro Profumo. Sarà il board, e non più la Fondazione Mps, ad avere l'ultima parola sull'eventuale cessione di alcuni rami d'azienda; sarà il banchiere genovese a proporre la nomina, la revoca e gli stipendi dei capi-struttura a riporto del consiglio.
L'Ente presieduto da Gabriello Mancini, che oggi ha la maggioranza di Mps (35%), ha già dato l'avallo e quindi l'esito dell'assise è scontato: sia sull'aumento di capitale senza diritto d'opzione che porterà la Fondazione a diluirsi, sia sulle modifiche allo statuto che daranno maggiori poteri a Profumo e all'ad Fabrizio Viola, sia sul capitolo cessioni.
A Siena però il clima è rovente e si attende un'assemblea molto animata. Le esternalizzazioni, pensate da Viola per tagliare i costi, rappresentano infatti il punto di rottura tra la banca e i sindacati. Le delegazioni locali di Fabi, Fiba, Fisac, Uilca e Ugl- spalleggiate dalle rispettive segreterie nazionali - hanno tentato di costruire un «piano B», composto di risparmi perlopiù basati su giornate di solidarietà e il ricorso volontario al Fondo esuberi. Il tavolo negoziale si è tuttavia concluso senza un accordo, con la responsabile delle risorse umane Ilaria Dalla Riva impegnata a rispettare le direttrici del progetto che ha fatto da base alla richiesta dei Monti Bond per un totale di 3,4 miliardi, così da sostituire anche i vecchi Tremonti-Bond.
A questo punto Monte Paschi potrebbe procedere unilateralmente, portando fuori dal proprio perimetro il back office e disdettando il contratto integrativo (Cia). Se la situazione precipitasse potrebbe però non essere semplice ricollocare e riqualificare migliaia di risorse senza un accordo quadro. Cui si aggiunge il rischio di nuovi scioperi e delle battaglie legali che potrebbero seguire agli spostamenti. La partita si gioca quindi anche sulla governabilità dell'istituto nei prossimi mesi,mentre la città assiste a un vuoto di potere per la fine del sistema Comune-Provincia-Fondazione: prima con l'arrivo in Municipio del commissario, poi con l'Ente di Palazzo Sansedoni costretto dal bilancio a rinunciare al controllo di quella che considerava la «sua» banca. Malgrado il tentivo di affrettare i tempi, seguendo il passo elettorale della Regione Lazio, le urne nella città del Palio non dovrebbero aprirsi prima di primavera con le politiche 2013. E pare avere tutta l'intezione di ricandidarsi il sindaco dimissionario diessino Franco Ceccuzzi, uno degli sponsor di Profumo con cui continua a mantenere buoni rapporti.
Ma tutto a Siena è sempre stato legato alle alterne fortune su scala nazionale degli ex Ds e dell'ex Margherita, da cui proviene lo stesso Mancini. E quindi alla prossima sfida alle primarie tra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi per la candidatura a premier con i colori del centro sinistra.

Resta da capire insomma quali conseguenze avrebbe sul sistema-Siena l'ascesa al potere del giovane primo cittadino di Firenze e quale sarebbe la risposta di Rosy Bindi che, nata a Sinalunga, oggi mantiene grande influenza sulla città del Palio e quindi sugli equilibri della sua banca.

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