A Wolfgang Schaeuble certo non difetta una qualità: quella di saper esprimere un'opinione diversa sullo stesso argomento a seconda del giornale che lo intervista. Non più tardi di tre settimane fa, il ministro tedesco delle Finanze così liquidava dalle colonne della Bild i timori di una riproposizione su scala continentale dell'esproprio sui conti correnti ciprioti: «Cipro è e resterà un caso eccezionale. I soldi dei risparmiatori in Europa sono al sicuro». Venti giorni dopo, ecco l'inversione a U, con il bail-in che diventa un modello d'esportazione prêt-à-porter per futuri salvataggi: «Il coinvolgimento dei possessori di bond e dei correntisti non assicurati - spiega Schaeuble al settimanale Wirtschaftswoche - deve essere la regola se una istituzione finanziaria va in crisi». Il motivo? «Se non fosse così - ha proseguito - non potremmo controllare il problema dell'azzardo morale di quelle banche che, per fare grandi profitti, si prendono grandi rischi scaricando poi le perdite sulla collettività. Questo non va permesso».
Insomma: a sentire il ministro tedesco, chi ha più di 100mila euro in deposito (la soglia oltre la quale non è prevista la copertura del fondo di garanzia) corre gli stessi rischi degli azionisti e degli obbligazionisti della banca. Nonostante le profonde differenze, in termini di propensione al rischio, che separano un correntista da chi investe in azioni. Schauble, inoltre, non spiega la logica in base alla quale i costi del salvataggio dovrebbe ricadere sui possessori di conti correnti. Anche perché questa soluzione, impedendo il fallimento della banca o una sua nazionalizzazione, non annulla affatto il cosiddetto moral hazard.
Al di là di ogni considerazione, parole di questo tipo provocano allarme sui mercati e sgretolano la fiducia dei risparmiatori. Di più: suonano come un incentivo a chiudere il conto in banca, per poi mettere i contanti sotto al materasso o in un caveau oltre frontiera. E una fuga in massa di capitali, ovviamente, indebolisce non solo le banche ma l'intero sistema-Paese. Il fatto che in Germania sia anno di elezioni, non assolve Schaeuble. Che da qualche giorno ha alzato il tiro, sostenendo prima che un tracollo di Cipro creerebbe un effetto contagio in Italia, e poi che la Bce ha messo in giro troppa liquidità. Un fronte ormai aperto, quello con l'Eurotower: appena una settimana fa il presidente Mario Draghi si era detto convinto che quello di Nicosia è un caso unico. E da Washington, il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, ha detto ieri che «non è assolutamente adeguato dire che nel caso di Cipro possiamo leggere come sarà il meccanismo di risoluzione delle crisi del futuro», mentre secondo il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, «non esiste un modello di salvataggio valido per tutti».
Germania e Italia, tra l'altro, potrebbero andare allo scontro frontale sul nodo della Tobin Tax estesa a Bot e Btp. «Il mercato dei titoli di Stato è un mercato delicatissimo su cui non vogliamo perdere alcuna chance», ha ammonito Grilli. Il nostro Paese potrebbe dunque porre il veto. Rendere del resto più complicato il funding del Tesoro vanificherebbe ogni sforzo di risanamento di un Paese che «non ha molti margini di manovra», spiega Grilli, e che ha nel consolidamento fiscale e nelle riforme «l'unica strada percorribile».
E la nostra debolezza economica, unita a quella spagnola, «solleva seri dubbi sulla ripresa dell'eurozona - afferma il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria - e resta una minaccia per il raggiungimento dei piani di consolidamento».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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