Il tema dei tagli alle pensioni agita e non poco la maggioranza. Il dossier di Itinerari Previdenziali a firma di Alberto Brambilla, ritenuto vicino al ministro degli Interni Matteo Salvini, ha fatto discutere e non poco. Di fatto in quel report viene smontata pezzo per pezzo la proposta di legge pentastellata che ha messo nel mirino tutti gli assegni previdenziali che superano i 4000 euro netti. Il piano che sta tanto a cuore ai grillini è stato definito "arbitrario e iniquo" dallo stesso Brambilla. Luigi Di Maio nella giornata di ieri ha messo le cose in chiaro: "Il taglio delle pensioni è nel contratto di governo. Se qualcuno non ci sta lo dica". A stretto giro gli ha risposto il leghista Borghi presidente della Commissione Bilancio assicurando che si andrà avanti ma ha comunque raccolto i consigli del professor Brambilla: "È una persona che sicuramente conosce molto bene la materia e terremo in conto la proposta. Della sua proposta, una cosa però sono in grado di smentire subito in modo deciso: non pensiamo nemmeno di chiedere qualcosa a chi ha una pensione pari a 2mila euro lordi, che significherebbe 1500 netti, quanto scritto nel contratto è chiaro, ovvero il ricalcolo contributivo avverrà per la parte eccedente i 5mila euro".
Fin qui i dissidi nella maggioranza. Ma su questo fronte va considerato anche un altro aspetto. Nella proposta di Brambilla riaffiora il contributo di solidarietà, una tantum, che è di fatto un correttivo che potrebbe mettere sul campo la stessa Lega. Brambilla al Messaggero ha fatto sapere che anche il "contributo" a suo dire potrebbe essere evitato. Ma sempre sul Messaggero emerge qualche indicazione fornita da fonti del governo che indica la strada che potrebbe essere seguita nella rivisitazione della proposta di legge gialloverde. È molto probabile infatti che possa essere inserita nel provvedimento una sorta di salvaguardia per le donne, una per i militari e una per gli esodati. Con questa modifica però verrebbe ristretta e di gran lunga la platea che dovrebbe fare i conti con le sforbiciate. E così diminuirebbe anche la quota delle risorse che ne deriverebbero: da 500 milioni scenderebbe a 330 milioni. Di certo il nodo pensioni è un vero e proprio scoglio per la maggioranza e nel corso dell'autunno potrebbe esserci una vera e propria battaglia tutta interna al governo. Intanto Salvini per il momento tranquillizza gli alleati della maggioranza: "Sulle pensioni rispetteremo il contratto di governo. Ho convocato per martedì prossimo una riunione per la prossima manovra, come segretario di partito.
Le mega pensioni non coperte da contributi non hanno senso di esistere. Sono contento di questi mesi di lavoro e ci prepariamo ad una manovra economica che darà le prime risposte, non promettiamo miracoli, ma i primi segnali di cambiamento per l'economia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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