Riunione fiume ieri a Roma per il cda di Tim. Molti i temi sul tavolo del board soprattutto quello delle svalutazioni che hanno costretto ad abbattere l'avviamento di due miliardi, mandando in rosso i conti dei nove mesi per circa 800 milioni. Senza le svalutazioni l'utile sarebbe stato di 1,2 miliardi. Le nuove tecnologie stanno facendo perdere valore alle vecchie reti mobili e soprattutto a quelle fisse: Telecom ha in bilancio la rete in rame (ormai resa obsoleta dalla fibra) a 15 miliardi, un valore che non è mai stato ritoccato. Ma, secondo gli analisti, il valore della rete non supererebbe i 7 miliardi anche a causa della concorrenza di Open Fiber che sta realizzando una nuova rete fissa, tutta in fibra.
In realtà è proprio su questo fronte che si è aperto un fronte favorevole a Tim. Il gruppo guidato dall'ad Amos Genish infatti ha avviato trattative commerciali proprio con l'ex-avversario Open Fiber, che si aggiunge all'accordo già raggiunto sull'utilizzo delle torri trasmissive di Inwit. Il progetto si articola in due filoni: nelle aree a fallimento di mercato, le cosìddette «aree bianche», ovvero i cluster C e D dove Open Fiber ha l'esclusiva in virtù del bando vinto due anni fa, Telecom si allaccerà ai cavi posati dal gruppo rivale. E in parallelo in quelle stesse aree o a anche in altre, dove Tim è già presente, Open Fiber eviterà di scavare allacciandosi alle infrastrutture già esistenti. L'accordo potrebbe essere il preludio per altre integrazioni che porterebbero alla fine la creazione di una società unica per la rete a banda ultralarga in Italia. Evitando così sprechi e costese duplicazioni di infrastrutture. La notizia ha fatto da traino del titolo Tim in Borsa che ha chiuso in rialzo del 1,3%, anche se dall'inizio dell'anno la perdita resta pesante: -26%.
Tra i problemi della società, oltre la forte svalutazione dell'avviamento, anche il maxi-assegno da 2,4 miliardi deve staccare per l'acquisto delle frequenze 5G. Senza contare che l'aumento dello spread e la dinamica dei tassi stanno rendendo più pesanti i costi del debito che ammonta a 25 miliardi. Mentre i conti, secondo le attese avrebbero visto un indebolimento dei ricavi nell'ultimo trimestre complice la concorrenza di Iliad sulle tariffe mobili, dall'altro un possibile accordo commerciale con Open Fiber.
Nel dettaglio, nel solo terzo trimestre i ricavi secondo le stime degli analisti potrebbero calare del 4,2% a 4,69 miliardi. Bene invece la controllata Tim Brasil, che ha visto salire l'utile netto del 39%.
Sullo sfondo c'è sempre lo scontro tra i due azionisti principali della società: il fondo attivista Usa Elliott che ha preso la governance di Tim nell'assemblea del 4 maggio e Vivendi, che è il maggior azionista con una quota del 23,9%.
Il patron di Vivendi Vincent Bollorè da mesi scalpita per riprendere il controllo del cda e l'occasione potrebbe arrivare con la convocazione dell'assemblea per la nomina dei revisori dei conti. I francesi potrebbero cercare di nominare altri quattro consiglieri per pareggiare il conto con quelli di Elliott.
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