La trimestrale di Unicredit sorprende il mercato. I fondamentali dell'istituto guidato da Federico Ghizzoni hanno mostrato segnali di miglioramento nonostante il contesto recessivo. Il calo del 50,9% annuo dell'utile netto a 449 milioni (156 milioni il consensus) non deve essere considerato negativamente: i 914 milioni del primo trimestre 2012 scontavano 477 milioni di proventi dal riacquisto di titoli ibridi.
I ricavi hanno evidenziato una flessione del 14,5% a 6,08 miliardi, ma su base trimestrale si è avuta una crescita del 4,9% grazie al raddoppio dei proventi da trading a 650 milioni. Le performance sono state facilitate da un rallentamento del tasso di crescita delle sofferenze in Italia (le attività sono andate a breakeven con un utile di 44 milioni). I crediti non performing del gruppo sono ammontati a 81,5 miliardi (58,3 miliardi in Italia) con tasso di copertura del 44,2% (43,6% un anno fa). Il Core Tier 1 è salito dal 10,8% di dicembre all'11%.
Ghizzoni ha sostanzialmente confermato il dividendo (9 cent nel 2012). Sul 2013, però, non c'è visibilità perché «in Italia la situazione economica è difficile». Al momento, però, «non è in agenda una revisione del piano». Ghizzoni ha inoltre confermato la posizione della banca sul dossier Rcs.
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