Gli esperti: l'uomo nel video Isis è americano

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Gli esperti: l'uomo nel video Isis è americano

L'uomo che compare alla fine di «Flames of war», il video che sembra un kolossal apocalittico hollywoodiano e invece è l'ultimo, lungo messaggio di propaganda diffuso dallo Stato islamico, potrebbe essere un nordamericano. Lo rivelano fonti dell'intelligence Usa, secondo cui il combattente, tuta mimetica e volto coperto, che si dichiara parte di una milizia con base a Raqqa, in Siria, potrebbe essere nato in Canada o negli Stati Uniti. Troppo perfetto il suo accento anglofono, dicono gli esperti, anche se altrettanto impeccabile è la pronuncia in lingua araba nella parte precedente del video. Se l'intellegence avesse visto giusto, sarebbe il primo nordamericano protagonista di esecuzioni di massa davanti a una telecamera in nome del terrorismo islamico. Se così non è, si tratta certamente di una persona di origini arabe ma che ha vissuto e si è formata in Occidente. Che il pericolo non sia solo in Medio Oriente lo conferma la notizia di attentati sventati in Belgio da parte di cittadini votati alla jihad e rientrati dalla Siria o comunque simpatizzanti dell'Isis: lo hanno rivelato ieri i quotidiani De Tijd e L'Echo , la procura generale ha confermato.

Il rischio di foreign fighters , cioè combattenti jihadisti nati in Europa o in America, è stato ribadito anche Andrea Margelletti, presidente del CeSi (Centro Studi Internazionali), che paventa il ritorno in patria di queste persone, «addestrate alla morte in Irak e Siria», e che «possono provare a mettere a segno attentati nel cuore dell'Occidente». Si tratta, secondo l'esperto di strategia militare, di persone «non organiche allo Stato islamico», ma che comunque «ingrossano le fila di gruppi terroristici in conflitti non convenzionali». Cani sciolti, insomma, non per questo meno pericolosi.

Ieri Obama, in vista del vertice Onu di settimana prossima, ha ribadito che «gli Usa non esiteranno ad agire in Irak o in Siria», mentre il capo di stato maggiore Ray Odierno un rafforzamento delle truppe a Baghdad. «Quando il mondo ha bisogno di aiuto chiama l'America e noi chiamiamo i nostri soldati», ha detto il Presidente, ribadendo però che la guerra non è solo degli Usa ma che oltre 40 Paesi hanno aderito alla «campagna» e che la sua «chiamata alle armi continuerà». Ieri intanto sono stati liberati e hanno fatto ritorno ad Ankara i 49 cittadini turchi, tra cui donne, bambini e diplomatici, rapiti tre mesi fa a Mosul.

Quanto alle italiane Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, scomparse in Siria a fine luglio, secondo il quotidiano libanese Al Akhbar , vicino a Hezbollah, sarebbero state già vendute due volte nella zona nord attorno ad Aleppo, ma non sarebbero nelle mani dello Stato islamico. L'obiettivo dei loro rapitori sarebbe più che altro economico.

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