Fino alla scorsa estate voleva convincere l'Europa a fornir armi e sostegno ai ribelli siriani. E ad agosto sognava di scendere in guerra contro Bashar Assad al fianco di Barack Obama. Otto mesi dopo il presidente francese François Hollande è costretto, invece, ad un altra retromarcia politico-ideologica. Anche perché, a furia di suonare la grancassa della guerra a Bashar, la Siria si è trasformata in un polo d'attrazione per 250 giovani francesi partiti per le prime linee di Damasco, Homs ed Aleppo dopo esser caduti nella rete dei cattivi maestri della jihad. Davanti a quella pericolosa deriva il presidente socialista, già entusiasta paladino della cosiddetta «rivoluzione» siriana, ha dovuto dare il via libera al piano d'emergenza, presentato ieri in Consiglio dei ministri dal responsabile degli interni Bernard Cazeneuve. Un piano studiato per contenere la pericolosa chiamata alle armi di tanti giovanissimi rampolli francesi. Uno degli elementi più inquietanti della nuova tendenza è proprio l'età dei protagonisti.
Il caso più recente, è quello d'una sedicenne d'origine algerina fermata a Francoforte due settimane fa mentre stava per volare in Turchia. La giovane, bloccata dopo la denuncia dei genitori, ha confessato d'aver ricevuto 500 euro da uno sconosciuto, incontrato su un forum islamista, a cui aveva confidato il sogno di partecipare alla guerra santa in Siria. A fine febbraio i gendarmi dell'aeroporto di Lione avevano intercettato un ragazzino di 14 anni che nell'sms, spedito ore prima ai suoi, spiegava d'esser fuggito di casa per unirsi alla lotta anti Assad. Il 31 gennaio due amici di 15 e 16 anni, rientrati in tutta fretta a casa dopo aver sperimentato la precaria vita delle prime linee siriane, si sono invece ritrovati indagati per «associazione a delinquere». Se la giovanissima età degli aspiranti jihadisti francesi allarma l'opinione pubblica, i servizi segreti francesi e il governo del nuovo premier Manuel Valls sono invece più preoccupati dalla prospettiva di un rientro dei 250 «guerrieri» attivi sul fronte siriano. Formatisi sulle prime linee di una guerra spietata dopo aver aderito ad organizzazioni di stampo qaidista come Al Nusra, quei jihadisti sono potenziali terroristi con passaporto e cittadinanza francese.
Il piano firmato Bernard Cazeneuve oltre a fronteggiare un'emergenza reale rappresenta però anche una nuova presa di distanza da quell'ortodossia laicista e socialista incarnata da Hollande. Un Hollande accusato, in questi giorni, d'inclinazioni islamiste da chi gli rimprovera di aver salutato la fine del Ramadan, ma di aver dimenticato gli auguri pasquali alla Francia cattolica. Non a caso secondo molte malelingue il progetto anti-jihad messo a punto già quando Valls era agli interni era rimasto nel cassetto proprio per non interferire con la politica estera anti Assad di François Hollande. Il decreto, sottoposto ieri al governo, prevede invece una svolta a 180 gradi anche nel campo della politica estera. Oltre a proporre la creazione di una struttura nazionale per individuare preventivamente i giovani a rischio ed indagare su personaggi, luoghi di culto e siti internet in grado di favorire la diffusione di idee radicali il piano prevede uno stretto coordinamento con le altre nazioni europee.
Mentre François Hollande e i suoi predecessori spingevano l'Europa a garantire sostegno politico e militare alla rivolta anti Assad il governo Valls punta, insomma, a prosciugare l'acqua in cui si muovono i sostenitori dell'internazionale jihadista e dei ribelli siriani.
Non a caso uno dei punti chiave della nuova strategia è la stretta collaborazione con i servizi di sicurezza di Belgio, Austria, Germania e Gran Bretagna, ovvero con quei Paesi dove la campagna di reclutamento giovanile manovrata dall'integralismo armato siriano è altrettanto penetrante e insidiosa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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