"Il 4 novembre ricordiamoci dei marò"

Militari e calciatori invitati a un gesto di solidarietà simile a quello compiuto dalla Ferrari in India

"Il 4 novembre ricordiamoci dei marò"

L'importante gesto della Ferrari, le cui monoposto hanno corso il Gran Premio d'India di domenica scorsa con un adesivo della bandiera della nostra Marina militare, ha rilanciato l'interesse dell'opinione pubblica e delle istituzioni in favore dei nostri marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trattenuti in India dallo scorso 19 febbraio perché accusati di aver ucciso due pescatori indiani sparando nel corso del servizio antipirateria a bordo di una nave italiana.

Ma i marò sono ancora in India e la mobilitazione non si ferma. Il prossimo traguardo è il 4 novembre. Sul web è già iniziato il bombardamento sulle istituzioni: la richiesta è di trasformare la festa delle Forze armate in una giornata tutta nel nome di Latorre e Girone. C'è chi chiede al presidente della Repubblica Napolitano di parlare in favore dei marò nell'ambito delle celebrazioni. Altri chiedono che il fiocco giallo sia presente anche in occasione della parata militare a Roma. E poi c'è la pressione sul mondo dello sport, per fare in modo che il gesto della Ferrari non resti isolato. Il gruppo Facebook «Ridateci i nostri Leoni», che conta 70mila simpatizzanti, chiede alla Figc di invitare tutti i calciatori professionisti a indossare un nastro giallo in occasione delle partite di domenica 4 novembre. Il generale di brigata a riposto Fernando Termentini spera, con il suo caratteristico stile un po' enfatico, che in quel giorno «i campi di calcio siano inondati di nastrini gialli». La risposta all'appello da parte dei «fan» è già dilagata sul web. Mancano le risposte di chi deve decidere.

In realtà anche le istituzioni, come si diceva all'inizio, si stanno dando più da fare. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha colto l'occasione dell'insediamento del nuovo collega indiano Salman Khurshidad per telefonargli e ricordargli che l'Italia si aspetta in tempi rapidi una soluzione positiva del caso dei due marò. Se questo non avvenisse, ha detto Terzi al ministro indiano, il protrarsi di questa incresciosa vicenda non potrà che avere ripercussioni negative sulle relazioni bilaterali Roma-New Delhi. Tutto questo in vista dell'8 novembre, data a cui è stata rinviata per l'ennesima volta l'udienza del processo a Latorre e Girone presso il tribunale di Kollam.

Nelle stesse ore, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ratificato l'accordo - che aveva ricevuto in tempi molto veloci il via libera della Camera e del Senato, anche se con qualche volto contrario simbolicamente critico come quello del senatore Pdl Gramazio che ha considerato l'accordo «poco onorevole» - sul trasferimento di persone condannate tra Italia e India che era stato siglato lo scorso 10 agosto. Si tratta (oltre che di una novità molto attesa da una quindicina di connazionali in carcere in India, tra cui Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni, all'ergastolo per aver provocato la morte di un compagno di viaggio a Benares) di un provvedimento-paracadute per i due marò nel caso in cui venissero condannati.

In questi giorni forse cruciali per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, anche altri si preoccupano. Sono i 250 uomini appartenenti ai commando indiani in procinto di partire per un periodo di addestramento con la Marina del loro Paese per poi svolgere su navi civili la stessa funzione che svolgevano i nostri due marò: il servizio armato anti pirateria.

Il Times of India riporta che i militari indiani «sono preoccupati per il destino che li attende una volta che saranno in alto mare, imbarcati su navi mercantili».

Evidentemente, quanto è capitato proprio in India a Latorre e Girone fa loro temere di correre grossi rischi. O forse c'è anche un po' di coscienza sporca...

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