Così gli euroscettici conquistano l'Europa

A Berlino si preparano a entrare in Parlamento. Come i colleghi greci, olandesi e inglesi

Così gli euroscettici conquistano l'Europa

Fate largo agli euroscettici. A quarantott'ore dalle elezioni in Germania ma soprattutto a pochi mesi dalle urne per il nuovo Parlamento europeo, ecco che la novità potrebbe essere rappresentata proprio dal proliferare in tutto il continente di formazioni anti moneta unica. In grande spolvero, proprio perché gli unici a movimentare la noiosa attesa berlinese, gli antieuro tedeschi di «Alternative fuer Deutschland» guidati dall'economista Bernd Lucke, che per la prima volta si affacciano ad una competizione elettorale e che due sere fa in televisione si sono presentati avvolti da una bandiera greca con un grosso buco al centro. Ma se fino a qualche mese fa erano visti come una primizia acerba e incapace di entrare nel Bundestag, ecco che il sondaggio condotto dall'istituto Insa per conto del quotidiano popolare Bild li accredita del 5% dei consensi, quindi in grado di sedere nel nuovo parlamento. E andando ad ingrossare la pattuglia di formazioni con le stesse prerogative che si sono diffuse negli stati membri.
Si prenda l'epicentro della crisi, la Grecia, dove i partiti euroscettici sono addirittura due. I neonazisti di Alba Dorata forti di un consenso che dal 7% dello scorso giugno li vedrebbe al 20: chiedono con forza la nazionalizzazione delle banche che hanno ricevuto iniezioni di capitale sotto la garanzia del debito pubblico greco e la cancellazione del debito delle famiglie greche con criteri sociali. Ma anche i grillini penstellati, guidati da Theodoros Katsanevas, fondatore del movimento ellenico Dracmh che richiama punti programmatici del Movimento cinque stelle nostrano con un forte accento sulla creazione di una moneta unica utilizzabile in una sorta di zona unificata che comprenda Grecia, Italia, Spagna, Portogallo e Cipro.
In Olanda c'è il «Partij voor de Vrijheid», che il 21 aprile dello scorso anno ha ritirato il sostegno al governo di Mark Rutte, portando il paese ad elezioni anticipate. È nato nel 2004 quando Geert Wilders abbandonò i liberali del Partito popolare per la libertà e la democrazia, e diede vita ad un proprio gruppo parlamentare perché non condivideva la posizione filoeuropeista del Vvd, impegnandosi anche per il no al referendum confermativo della Costituzione europea, conquistando alle elezioni del 2006 il 5,9% dei voti.
In grande spolvero in Inghilterra l'Ukip, che alle elezioni amministrative del 2013 ha ottenuto un risultato mai raggiunto prima, il 23% dei consensi contro il 25% dei Conservatori e il 29% del Labour: nati da una costola di scissionisti del Partito conservatore, inneggiano al ritiro del Regno Unito dall'Unione europea. È rappresentato da tredici deputati al Parlamento europeo e due Lord alla Camera dei Lord.
In Belgio spicca il partito Ldd attivo dal 2007, quando guadagnò cinque seggi alla Camera dei rappresentanti e un seggio al Senato, mentre nelle scorse europee ottenne un seggio.

Senza dimenticare quelli più destrosi come l'English Defense League in Inghilterra, il partito ungherese Jobbik, o il Freddy Party olandese, passando per i belgi del Vlaams Belang e per l´estrema destra svedese degli Sverigedemokraterna.
twitter: @FDepalo

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