Altro che Rosso Ferrari, il Cavallino rampante si tinge d'arancione. E l'orgoglio italiano, già messo a dura prova dai recenti e dolorosi addii, precipita a nuovi minimi. La Ferrari sarebbe pronta a trasferire in Olanda il marchio, mentre gli stabilimenti (per ora, verrebbe da dire) resteranno dove sono. La prospettiva è dolorosa: chi nel mondo vorrà utilizzare il simbolo tricolore per eccellenza, non dovrà più parlare con Maranello, ma con qualche oscuro ufficio tra Maastricht e Amsterdam. Sempre da quelle parti faranno capo i circa 100 milioni di fatturato che il brand realizzava (contratti di licenza o franchising) con 50 milioni di utili netti (sui 250 circa dell'intera Ferrari). Quanto alle tasse, ovvio: saranno in prima battuta roba dei sudditi di re Guglielmo Alessandro di Orange-Nassau. In Italia qualche rivolo arriverà, filtrato attraverso i complessi canali societari di un colosso come la neonata Fiat Chrysler Automobiles.
La decisione di Sergio Marchionne e del suo team non farebbe una grinza dal punto di vista della razionalità economica. Qualsiasi imprenditore italiano (dal piccolo al grande) che cerchi di vendere all'estero si sente fare prima o poi una domanda a volte espressa in tono un po' imbarazzato: non avete una società fuori dalla Penisola con cui chiudere il contratto? Naturale: un manager internazionale si sente molto più tranquillo firmando un accordo, per esempio, con una società svizzera che con un'impresa italiana. Per capire perchè basta pensare a cosa succede se le cose vanno male: a intervenire sono gli efficienti tribunali elvetici e non quei buontemponi di giudici e avvocati italiani. Di fronte alla richiesta di espatriare contrattualmente il piccolo imprenditore tricolore, che non ha la forza per creare complesse strutture estere, è costretto a barcamenarsi. Ma questi non sono problemi di Marchionne.
L'Olanda offre una tassazione ai minimi (in particolare sulle royalties), una legislazione rodata e modernissima nel settore dei marchi, tribunali modello Internet e non modello terzo mondo. Risultato: il Cavallino va all'estero.
Imparata la strada, la previsione più facile, per l'industria italiana in generale e per l'ex Fiat in particolare, è che la processione continui e che lontano dalla Penisola, oltre alle aziende,
finiscano uno a uno anche quei beni immateriali, come per l'appunto i marchi e i brevetti, che sono la ricchezza più difficilmente misurabile di un Paese. A meno che, naturalmente, l'Italia, non riesca a darsi una scossa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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