Una strage orrenda, un gesto folle, un trauma incancellabile per i sopravvissuti nella scuola di Newtown. C'è un pluriomicida, il ventenne con problemi psichici che odiava la madre insegnante. Ma, come ogni volta, ci deve essere anche un complice, anzi il vero colpevole: le armi da fuoco. Niente di nuovo, il luogo comune si ripete. A scorrere i commenti della stampa e della televisione, sembra che il fucile automatico e le due pistole di Adam Lanza abbiano agito da soli perché vivono di vita propria: non c'è bisogno di qualcuno che le punti, prenda la mira e prema il grilletto. No, quando ci sono stragi come quella negli Stati Uniti, le armi diventano fantascientifiche ed è la loro anima diabolica a spingere le persone a usarle. C'è poco da ridere, non sono pochi quelli che la pensano così. E allora, invece di affrontare e analizzare la vera causa di questi massacri senza senso, parte il florilegio di appelli, di manifestazioni, di condanne. La Casa Bianca, sommersa dalle richieste di riforma alle leggi sulle armi, pensa di correre ai ripari per arginarne la diffusione. Ma servirà? Ne dubitiamo. Perché il folle se vuole uccidere si procura le armi comunque. Qualcuno conosce qualche persona che è diventata un killer sfogliando un catalogo di armi? Ma per favore.
Guardiamo all'Italia: pensate che ci siano poche armi e che le leggi siano molto più restrittive dell'America? Se la vostra risposta è sì, allora siete in errore. Nel nostro paese le armi sono tantissime, e ognuno di noi può comprarle e tenerle in casa con una semplice denuncia. Eppure, nonostante siano diffuse, stragi come quelle nella scuola elementare del Connecticut qui non accadono. Certo, i folli sono dappertutto, ma la cultura del farsi giustizia da soli, del biblico occhio per occhio, del mito dei pionieri nel Far West è tutta americana. E i ragazzi d'Oltreoceano crescono e si formano con questi principi. Qui no, la nostra cultura ed educazione sui diritti sono un retaggio secolare.
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