Poche ore dopo la presa da parte del governo di Kiev della città di Slaviansk, roccaforte filorussa, Alexander Dugin, politologo e filosofo russo molto ascoltato dai falchi dell'entourage di Putin, lancia l'allarme in un'intervista esclusiva al Giornale.it: “Adesso Putin deve intervenire, i civili muoiono nella Ucraina orientale e la catastrofe umanitaria cresce. Milioni di russi che vivono nell'Ucraina orientale saranno vittima di questo genocidio”
Per l'ideologo dell'Eurasia il Cremlino avrebbe dovuto intervenire prima che la città tornasse nelle mani del governo ucraino: “Putin doveva intervenire prima, secondo me. Credo che la situazione sia drammatica in Ucraina orientale, perché la maggioranza della popolazione vuole uscire dall'Ucraina perché non è d'accordo con la politica dell'ultranazionalismo che oggi domina il Paese”. Una politica antirussa che, secondo Dugin, si rispecchia nelle molte politiche discriminatorie attuate dal governo di Kiev: “Per esempio – ci spiega l'esperto di geopolitica -, il Parlamento ha proibito l'utilizzo della lingua russa. Non solo: nelle scuole è stata resa obbligatoria la versione della storia nella quale si dice che i russi erano nemici del popolo ucraino”.
Quindi, dopo la caduta della roccaforte filorussa, cosa succederà nei rapporti – già tesissimi – tra Mosca e Kiev? Dugin non sa quello che farà il Cremlino, ma non ha dubbi su quello che dovrebbe fare per evitare quella che – secondo lui – sarà una vera e propria catastrofe umanitaria. “Gli ucraini hanno già dichiarato che vogliono attaccare la Crimea – spiega il professore -. La Russia obbligatoriamente sarà costretta a cominciare la guerra perché Mosca considera la Crimea una parte integrante della Russia”.
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