Nelle redazioni arriva una chiamata al giorno: «Pronto, salve, non vorrei dire il mio nome al telefono, ma possiamo incontrarci? Ora non posso darle dettagli, ma ho tutte le prove». I giornalisti più esperti e cinici sanno che non devono farlo, gli altri chiedono: «Di cosa, scusi?». La risposta può variare, a seconda anche dell'orientamento politico dei lettori: ho le prove che gli americani nascondono la verità sugli Ufo, che il Papa è stato sostituito da un sosia, su chi è il vero assassino di Cogne, su chi vuole uccidere Berlusconi (per giornali di destra) o sui piani di Berlusconi per allearsi con gli Ufo e regnare sull'universo (giornali di sinistra).
I paranoici sono tra noi. E sono iperattivi al telefono, per posta e soprattutto sul web, dove scaricano tonnellate di video, audio, foto, documenti tanto lunghi quanto, quasi sempre, inconsistenti. Su Facebook alcuni sono organizzati in pagine di news e sono diventati la principale fonte di informazione.
Gira un video di Papa Ratzninger che passa in rassegna una fila di vescovi tedeschi insieme a un ministro. Nel video il Papa pare tendere la mano verso i vescovi i quali, a parte un paio, non ricambiano, mentre stringono quella del politico. Il video ha fatto il giro di Facebook accompagnato dalla scritta (testuali maiuscolo ed esclamativi): «ECCO COSA NON VI FANNO VEDERE... CONDIVIDETE PERCHÉ ME LO CANCELLERANNO !!!!!» e una denuncia dell'ostracismo che ha condotto Ratzinger alle dimissioni. Migliaia di persone hanno condiviso il video «censurato» e commentato increduli. Senza sapere che in realtà il Papa non porgeva la mano ai vescovi ma li indicava al ministro per presentarglieli, solo che un paio di vescovi distrattamente stringono la mano pure al Papa, cosa non prevista dall'etichetta.
Su «verità» come queste si forma la (falsa) coscienza critica di milioni di persone che hanno solo il calderone informale del web come fonte. Non è necessariamente un fenomeno nuovo. La «calunnia è un venticello» già da secoli, solo che ora può soffiare molto più rapidamente attraverso la Rete. È l'epoca in cui la paranoia trionfa. E in un'epoca così, chi vede complotti dappertutto e ha la forza di gridarlo al mondo, è un eroe. Il codice da Vinci è un libro di fiction, documentato grossolanamente, ma da best seller viene letto da molti come denuncia di una verità storica.
Julian Assange si imbatte in un soldato che gli fornisce una serie di informative con giudizi espressi da diplomatici di livello medio-basso e diventa un icona di libertà. Per poi rifugiarsi nell'ambasciata di un Paese come l'Ecuador, 104esimo nella classifica mondiale sulla libertà della stampa e che ha appena approvato in Parlamento una legge che mette i media sotto controllo del governo. Proprio come ora Edward Snowden, la talpa della National security agency americana che, mentre chiede rifugio all'Ecuador, raccoglie le simpatie e l'aiuto di rinomate patrie delle libertà civili come Russia e Cuba. E intanto svela che gli Usa hanno spiato gli sms per la Cina. Pechino ringrazia e accusa Washington di essere «peggiori pirati del web». Guai a ricordare che in Cina il web è censurato da un'apposita polizia e che di matrice cinese sono alcuni dei più clamorosi attacchi informatici contro l'Occidente.
Intanto ogni giorno confidiamo al web le nostre più remote preoccupazioni. Nel 2006 Aol svelò per errore i dati di 20 milioni di domande depositate da 650.000 utenti sul suo motore di ricerca. C'era chi chiedeva «ho un'amica che fuma e vorrei aiutarla a smettere», oppure «odio il mio lavoro» o ancora «perché sono così brutto?». E (quasi) chiunque di noi posta su Facebook foto dei figli, gusti,attività sociali e amori. E tollera di veder comparire nella propria casella di posta o sui siti che frequentiamo pubblicità collegate alle abitudini condivise in Rete. Edward Snowden ci ha rivelato che anche i governi tengono d'occhio quelle informazioni, ma per mezzo mondo va bene se ci «spiai» Google, ma se lo fa l'anti terrorismo è un complotto. Su questa logica paradossale prolifera chi i complotti li vede ovunque e trasforma la denuncia in business.
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