Due conferme dall'India: la prima è che i due marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, saranno processati sulla base del Sua Act, la legge antiterrorismo e antipirateria. La seconda è che, dopo due anni dall'inizio della storia, c'è un nuovo rinvio. L'udienza davanti alla Corte suprema, incaricata di esaminare il ricorso italiano, è stata rimandata di otto giorni. E' stato il procuratore generale indiano a confermare, davanti alla Corte suprema, la richiesta di processare i due marò sulla base del Sua Act, pur chiarendo che secondo Nuova Delhi la legge in questione dovrebbe essere applicata senza una specifica richiesta di condanna alla pena capitale. L’avvocato dei fucilieri della Marina, Mukul Roahtgi, si è opposto preannunciando la presentazione di una memoria contro l’applicazione della legge. Dopo avere ascoltato le due parti il giudice Chauhun si è riservato di prendere una decisione nei prossimi giorni ed ha fissato una nuova udienza al 18 febbraio.
Latorre e Girone "sono ufficiali di Marina e non pirati. Non possono essere processati con la legge antipirateria e dovrebbe essere consentito loro di tornare a casa". È quanto ha detto oggi il legale dei due italiani. Ieri il ministro degli Esteri Emma Bonino aveva ribadito che l’idea che i due marò possano essere processati con la legge antiterrorismo è "inaccettabile". E in un tweet il presidente del Consiglio Enrico Letta ribadisce la linea della fermezza: "Marò, inaccettabile l’imputazione proposta da autoritá indiane. Uso del concetto di terrorismo da rifiutare in toto. Italia e Ue reagiranno". A questo punto molti si chiedono in cosa consisterà la reazione italiana.
E si aspettano una linea dura e chiara, senza tentennamenti.Intanto da New Delhi dopo l’udienza della Corte l’inviato italiano Staffan de Mistura ha detto: "Abbiamo riproposto con forza la richiesta che i marò tornino in Italia".
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