L'antisemitismo di Vauro in tribunale non esiste. Ma ci perseguita da sempre

Naso a becco e stella di Davide: nella vignetta usata la simbologia dei razzisti. I giudici lo assolvono, io lo citerò alla Corte per i diritti umani

L'antisemitismo di Vauro in tribunale non esiste. Ma ci perseguita da sempre

Quando guardo la vignetta di Vauro con la mia caricatura, che di nuovo un tribunale italiano ha assolto accusando invece contro ogni logica Peppino Caldarola che ne ha denunciato il significato, penso: bravo Vauro, ha saputo compendiare tutto il significato dell'antisemitismo contemporaneo in una sola immagine. Ambiguo, polivalente, saldamente ancorato nella tradizione antisemita classica, io col naso a becco, un mostro, un essere deumanizzato, con la stella di Davide cucita come esigevano i nazisti con gli ebrei, e moderno, consapevole del fatto che basta trovare una qualche ragione popolare per odiare gli ebrei e appicicarglielo, come quel distintivo del Pdl accanto al fascio littorio appiccicato a me. Proprio a me? Sono Fiamma? Con la mia storia di femminismo? Diritti umani? Iranianiani perseguitati? Tanti libri? Tanta storia? No, sono l'ebrea di Vauro.

L'antisemitismo all'Onu, forse non è un fatto molto noto, non si enuncia mai in quanto tale dopo la Shoah: nel '64 la parola «antisemitismo» non venne ammessa come riferimento nella «convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale», perchè, si disse, era un problema di intolleranza religiosa. Fra le intolleranze religiose, non fu ammessa perchè era un problema razziale. Non ci sono effetti o conseguenze nelle risoluzioni dell'Onu per gli antisemiti, perchè non esistono. Anche Vauro non è antisemita: non esistono.

Ovunque l'odio è seminato da vignette come quelle di Vauro, una delle tante aggressioni antisemite che ho ricevuto nella vita. Ma io posso parlare, scrivere e viaggiare, una scorta della polizia italiana mi ha protetto per tanti anni da minacce insistenti e reiterate, ma stavolta bisogna che dica a Vauro: basta con l'incitamento. Io la citerò alla Corte europea dei diritti umani, e cercherò giustizia perché come dice Shylock, mangiamo lo stesso cibo, siamo feriti dalle stesse armi e se si punge un ebreo, forse che non sanguina? Io sanguino, quel naso è mio, quello spregio al corpo femminile nella sua vignetta è al mio proprio corpo di donna, la stella di Davide è sul mio petto, quelle ferite per evocare Frankestein di fatto incosciamente lei le ha disegnate su un corpo ossuto come quelli dei morti ad Auschwitz, come quelli dei miei nonni.

Io so cos'è l'antisemitsmo: ho scritto parecchio sull'argomento, fra cui un libro intitolato L'antisemita progressista. Non ce n'è uno che ammetta di esserlo. È dal 2008, quando Vauro stampò la vignetta sul Manifesto, che mi porto quella stella di David, la sua, e non va bene. Invece lo schiaffo è stato reiterato dalla sentenza in appello.

L'antisemitismo oggi è inconsapevole, e anche giustificato, Vauro di certo mi ha messo quel fascio addosso perchè decide lui se un ebreo possa scegliere di candidarsi con il Pdl. Altri decisero a suo tempo, se poteva avere un negozio, o una cameriera cristiana, o se poteva andare a scuola con gli altri studenti, o lavorare in Banca, come mio nonno che ne fu cacciato. Anche la bambina che alle elementari mi chiese se avevo la coda non sapeva affatto di essere antisemita, lo chiedeva per curiosità. Non lo sanno quelli che mi hanno accusato di essere la capa della lobby sionista in Italia e alla Camera finché ci sono rimasta, e persino tutti quelli che mi hanno minacciato di morte.

I più recenti che mi hanno preso di mira citano la mostrificazione che fa di me Vauro. Basta giuocare la battaglia sul campo contiguo, quello in cui non si parla di niente, e l'antisemitismo è un giuoco ideologico. Eppure i morti ci sono.

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