Sawiris: "L'Egitto libero da una dittatura"

Per il magnate cristiano, ex patron della Wind, "dopo l'intervento militare c'è meno violenza di prima"

Sawiris: "L'Egitto libero da una dittatura"

Naguib Sawiris è un magnate delle telecomunicazioni egiziano. Cristiano copto, ha controllato per un periodo anche Wind Italia. Nei giorni del caos al Cairo si è incontrato a Bruxelles con la baronessa Catherine Ashton, rappresentante della politica estera Ue. Nell'intervista esclusiva al Giornale ribalta lo stereotipo rilanciato dai media sulla repressione dei Fratelli musulmani.

Lei è egiziano. Cosa pensa della caotica situazione nel suo Paese?
«Il popolo egiziano è sceso in piazza con milioni di persone, pacificamente e senza una sola vittima, per liberarsi di una dittatura religiosa fascista. Dall'altra parte i raduni dei Fratelli musulmani non erano dello stesso tenore. Nascondevano armi, ci sono stati dei casi di torture (di sospetti informatori della polizia - nda) e hanno usato bambini come scudi umani. Non poteva andare avanti così. Dopo l'intervento delle forze di sicurezza ogni giorno che passa la violenza sta diminuendo. L'Egitto è ben più tranquillo di prima».

Secondo lei la maggioranza degli egiziani appoggia i militari o la Fratellanza islamica?
«I 20-30 milioni di egiziani scesi in piazza erano tutti contro i Fratelli musulmani. È chiaro che la maggioranza della popolazione si oppone alla Fratellanza e alle loro attività terroristiche. Per la prima volta i Fratelli devono subire l'avversione del "popolo", come mai era accaduto prima. In passato erano stati repressi sotto Nasser, Sadat e Mubarak. Oggi è il popolo egiziano che vuole sbatterli fuori. Solo i Fratelli musulmani, che contano sul 5-10% della popolazione, si oppongono ai militari. Anche i salafiti, un altro gruppo islamico, si sono schierati con l'esercito».

Circa un migliaio di persone sono state uccise dal 14 agosto durante le proteste dei Fratelli musulmani, in gran parte dalle forze di sicurezza. Cosa pensa di questo bagno di sangue?
«Mi dispiace molto per qualsiasi goccia di sangue egiziano versata. Comunque non possiamo imputare alle forze di sicurezza di aver risposto al fuoco che arrivava dalla parte dei dimostranti. Un centinaio di agenti sono stati uccisi. Se i raduni fossero stati pacifici non sarebbe accaduto».

Lei è copto. I cristiani in Egitto sono minacciati?
«Gli estremisti e i loro seguaci sono dei codardi che bruciano i simboli e le attività dei cristiani. Sessantaquattro chiese ed istituzioni cristiane sono state date alle fiamme in soli tre giorni, compresi due luoghi di culto del III e IV secolo. Per non parlare dei negozi di cristiani attaccati».

Migliaia di italiani vanno in vacanza in Egitto. Il turismo e l'economia in generale sono a rischio?
«Momentaneamente sì, ma spero che con l'inizio della stagione invernale pace e stabilità saranno ristabiliti e potremmo riaccogliere tranquillamente i turisti».

L'Europa e gli Stati Uniti hanno minacciato ritorsioni per la violenta repressione al Cairo. Cosa ne pensa?
«È stata una mossa frettolosa e sbilanciata. La volontà popolare ha abbattuto Morsi e il suo regime. L'esercito è intervenuto solo per appoggiare le intenzioni del popolo e prevenire lo scoppio di una guerra civile».

Pensa che il generale Al Sisi, ministro della Difesa e uomo forte del governo transitorio, sarà il prossimo presidente egiziano in stile Nasser?
«No, perché sarebbe percepito come un colpo di Stato di cui molti già lo accusano. Nonostante posso garantire che se chiedi a qualsiasi egiziano chi sia l'uomo più popolare nel Paese, in questo momento, tutti rispondono Al Sisi».

Lei appoggia l'idea dei Fratelli musulmani fuorilegge?
«La loro costola politica, il partito Giustizia e libertà, deve continuare ad operare secondo la legge. I Fratelli musulmani, invece, sono un movimento clandestino. Non obbediscono alle leggi e non sono mai stati trasparenti sulla provenienza dei loro fondi».

Cosa pensa della primavera araba?
«Come le stagioni dell'anno deve essere seguita dall'estate, l'autunno e l'inverno fino a quando riusciremo a raggiungere la visione finale della rivoluzione».

Turchia, Qatar, ma pure l'Iran, hanno duramente condannato la repressione dei Fratelli musulmani.

È un'interferenza nei problemi egiziani?
«Sì. E penso che gran parte di questi paesi non democratici non siano proprio nella posizione di condannare. Prima di parlare che guardino a casa loro».

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