Fuoco di sbarramento sui marò dei rappresentanti militari, che con una sfilza di duri comunicati denunciano la rabbia che sta montando nelle Forze armate. Si parla di «un nuovo 8 settembre per l'Italia e la sua classe politica» e il Cocer dei carabinieri lancia la provocazione di mandare in India, al posto dei fucilieri del San Marco, il ministro della Difesa e il Capo di stato maggiore.
Nel frattempo il presidente del Consiglio, Mario Monti, si fa immortalare a Londra alle spalle della star di Hollywood Angelina Jolie, che ha ottenuto dal G8 35 milioni di dollari contro gli stupri di guerra. Peccato che nell'occasione non siano stati ricordati i casi di violenze sessuali da parte dei caschi blu indiani in Congo. I responsabili vengono sempre giudicati, con lentezza, in India, mentre i nostri marò, accusati di un reato ben diverso, non possono venir processati in Italia. E Monti non è riuscito o non ha pensato di ottenere dagli alleati una parola, se non un comunicato congiunto che appoggi l'Italia nella crisi con Delhi.
Ieri a Taranto è sfilato con i familiari di Latorre e Girone il corteo di solidarietà ai marò organizzato dai sottufficiali di Marina. Il giorno prima le rappresentanze dei militari avevano lanciato un'offensiva senza precedenti. Il Cocer Marina «ritiene ineludibile un autorevole intervento del Governo, al fine di lenire il disorientamento e la crescente preoccupazione che i fatti stanno suscitando fra il personale militare con grave nocumento alla condizione morale dello stesso». La rabbia nelle Forze armate sta montando e per questo motivo i rappresentanti dei marinai chiedono «un urgente incontro con il Presidente del Consiglio, il Vice Ministro degli Esteri delegato (Staffan De Mistura, nda) ed il Ministro della Difesa».
Il generale Paolo Gerometta del Cocer Difesa ritiene «che il tempo sia ormai scaduto. È giunto il momento di fare chiarezza e operare concretamente non solo per il ritorno a casa dei fucilieri ma anche per ridare la dovuta dignità ai cittadini con le stellette». Il comunicato più duro arriva dal Consiglio centrale di rappresentanza dei Carabinieri. «Si è giunti ad un simile stato di cose a causa dell'inerzia e dell'inettitudine palesate dalle istituzioni italiane», scrive il Cocer dell'Arma, che denuncia sulla vicenda «una minor sensibilità e determinazione rispetto ad altri episodi che hanno visto come ostaggi dei civili». E poi si interroga «su come si sarebbero comportati gli Usa o Israele (ricordiamo l'impresa di Entebbe)». A fine comunicato lancia anche una provocazione chiedendo «a viva voce al ministro della Difesa e al Capo di Stato maggiore della Difesa di offrirsi come ostaggi al posto dei due militari fino a quando questa vergognosa, imbarazzante vicenda verrà risolta».
A onor del vero l'ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, Capo di stato maggiore, è stato il primo alto ufficiale a denunciare «la farsa» del rientro dei marò in India, dopo che il governo aveva deciso dieci giorni prima di tenerli in Italia. Il ministro Giampaolo di Paola non ha dato le dimissioni per rimanere fino all'ultimo «al fianco dei fucilieri» senza «abbandonare la nave».
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