Putin accelera: "Crimea sovrana e indipendente"

Diserzioni tra le disorientate truppe ucraine nelle basi della penisola. Denunce: la vittoria dei secessionisti è indiscutibile, ma comunque viziata da pressioni e brogli

Putin accelera: "Crimea sovrana e indipendente"

Il seguente articolo è multimediale: le parti in blu fanno riferimento a video inediti

Bakhcisaray (Crimea) - «Cosa possiamo fare? Siamo nati qui e ci sentiamo russi. Oggi abbiamo giurato fedeltà al nuovo esercito della Crimea». Alexander e Serghei, disertori delle forze armate ucraine, come gran parte del loro reparto, infagottati nell'uniforme mimetica hanno voglia di parlare da dietro il cancello della base delle guardie di Marina a Bakhcisaray. A 30 chilometri dalla capitale della penisola, che si è staccata dall'Ucraina con un referendum bulgaro la base A 29 04 è la prima a cedere passando in gran parte con Mosca. (Guarda il video)

Ieri il parlamento della Crimea ha votato il via libera all'annessione alla Russia in base al voto plebiscitario del referendum di domenica, 96,6%, che suona un po' gonfiato. Il presidente russo Vladimir Putin ha subito firmato il decreto per il riconoscimento della penisola come «Stato indipendente e sovrano» prendendo atto della «volontà espressa dal popolo del Crimea nel referendum del 16 marzo».
E nelle stesse ore sono cominciate le prime diserzioni nella basi ucraine che ancora resistevano. Le guardie di Marina di Bakhcisaray dominano la cittadina davanti a dei piloni dell'energia elettrica. Sul cancello già sventolano le bandiere della Crimea e della Russia. Sessanta uomini hanno saltato il fosso armi e bagagli passando con Mosca. Ufficiali della flotta russa del Mar Nero sono arrivati in mattinata per lanciare un ultimatum: «O ve ne andate abbandonando le armi o giurate fedeltà all'esercito della Crimea». Per essere convincenti si sono portati dietro un po' di militari, alcuni mascherati, con il dito sul grilletto e hanno proposto a chi si schiera con Mosca un salario di 4.000 hrivnye, l'equivalente di 320 euro. «In 50 con gli ufficiali ed un sergente abbiamo rifiutato di passare con la Federazione russa, ma ci hanno intimato di lasciare il territorio» spiega il tenente colonnello Serghey Gunderc, che si trova fra due fuochi. Il comandante si è dileguato e dentro la base circolano uomini armati con il volto coperto. I cinquanta ancora fedeli a Kiev saranno costretti ad andarsene. Poche ore prima dal comando della Marina ucraina a Sebastopoli un ufficiale ammetteva al telefono con il Giornale: «Gli uomini sono spaventati. Non riceviamo ordini da Kiev e non sappiamo cosa fare».

A Simferopoli i blindati con i russi in incognito affiancati dai nuovi soldati della Crimea indipendente bloccano le basi ucraine che ancora resistono. Il colonnello Vasily Yakimets, della polizia militare, spunta oltre le barricate della sua base e sostiene che nulla è cambiato con il referendum «non essendo stato proclamato dal legittimo governo di Kiev». (Guarda il video) I marines ucraini nella lontana base di Feodosya continuano a resistere, ma confermano che il cerchio dell'assedio si sta stringendo.
Vladimir Konstantinov, che presiede il parlamento della Crimea, ha intimato ai soldati ucraini di «lasciare le basi che appartengono alla nuova Repubblica». Secondo il leader del partito nazionalista Svoboda, Oleg Tyaghnibok, le truppe non abbandoneranno la Crimea, «nostro territorio che difenderemo». Kiev ha mobilitato 40mila riservisti. (Guarda il video)

A Simferopoli fanno spallucce ed il Parlamento della penisola vota per il via libera all'annessione alla Russia con 88 deputati su 95. Una delegazione si è recata a Mosca per gettare le basi dell'unione. (Guarda il video)
I risultati ufficiali del referendum indicano un'affluenza alle urne dell'83% ed un plebiscito dei sì all'annessione (96,6%). Percentuale bulgara che porta gli Usa a denunciare brogli relativi a schede già votate e numero di elettori superiore agli abitanti in alcuni centri. Un giornalista di Atr, la tv dei tartari, è riuscito a votare tre volte. Anche se il successo del referendum non fosse bulgaro la maggioranza della popolazione vuole veramente tornare, dopo 60 anni, alla madre Russia.

Il parlamento ha introdotto da ieri il rublo e l'autoproclamato premier, Sergei Aksyonov, annuncia l'arrivo di 400 milioni di dollari da Mosca. Non a caso nella capitale della penisola ribelle gli unici bancomat che danno ancora soldi sono quelli delle banche russe.


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