Giustizia poetica direbbe qualcuno. Per più di un anno i fratelli Koch, i famosi multimiliardari americani, hanno visto e sentito i manifestanti di Occupy Wall Street (Ows) utilizzare il loro cognome in modo canzonatorio. In inglese, infatti, la pronuncia di Koch ricorda terribilmente da vicino quella del membro maschile.
Ieri però la famiglia con solide basi in Kansas e nel settore dell'energia si è presa una piccola rivincita. Proprio a New York, la città d'origine di Occupy, ha organizzato una manifestazione contro un movimento che ha definito «una folla che non rappresenta altro che una frangia estremista di scontenti desiderosi di creare disordine e distruzione».
Ancora più duro è stato il commento di Marc Lenagan, uno degli organizzatori della manifestazione: «Queste sono persone che disprezzano il libero mercato. Non criticano Wall Street, ma prendono di mira la stessa aspirazione al successo che è alla base del sogno e della cultura americana».
Parole che se fino a qualche mese fa sarebbero cadute nel dimenticatoio, oggi a poco più di due mesi dalle elezioni riverberano pesanti sui media. Forse una scelta o forse pura coincidenza, ma frasi molto simili a quelle pronunciate dal famoso rapper americano Jay-Z (grande amico e sostenitore di Obama) che qualche giorno fa alla domanda se si sarebbe presentato all'anniversario di Occupy ha risposto: «Si scagliano contro la ricchezza in generale. E non è giusto perché è la base dell'America. Bisogna distinguere tra onesti e disonesti».
Oltre alle parole anche i luoghi e i tempi decisi da Americans for Prosperity, il comitato di azione politica dei fratelli Koch, sono stati scelti con cura. Il dove infatti è al Time-Line del Rockefeller Center, forse il simbolo più famoso del vecchio capitalismo americano. E per di più a due passi dalla statua di Atlantis, emblema indiscusso del libro di Ayn Rand «La rivolta di Atlantide», la musa ispiratrice della destra libertaria americana. Il quando è stato invece scelto a pochi giorni dall'anniversario di Occupy. Svoltosi il 17 settembre scorso a Zuccotti Park, a Manhattan, si sono presentate soltanto poche centinaia di persone di cui, secondo i dati della polizia di New York, ben 183 sono state arrestate. Numeri simili (senza gli arresti) alla protesta di ieri. Ma c'è di più.
La manifestazione di New York rappresenta soltanto una tappa di una più ampia tournée chiamata «Obama's Failing Agenda Tour» (Il tour del programma fallimentare di Obama), pagati dal super-Pac, gli attivisti repubblicani scorrazzano in giro per il Paese fermandosi in luoghi simbolo per chiedere che il presidente cessi qualsiasi politica volta ad aumentare il debito federale o ingrandire il ruolo del governo. Funzionerà?
Difficile a dirsi, ma se Occupy Wall Street è stato definito estremo, quella critica vale anche per gli attivisti del Rockefeller Center. Gran parte dei presenti infatti è membro o simpatizzante del «Tea Party», una corrente interna ai repubblicani, che ancora più degli altri iscritti al Grand Old Party «Gop» avversa qualsiasi forma di interventismo pubblico e centralismo amministrativo. Fosse per loro Washington dovrebbe esercitare un ruolo minimo su ogni questione.
Il giochetto dei fratelli Koch, per quanto di impatto mediatico, potrebbe però causare un inaspettato contraccolpo. È ancora soltanto di qualche giorno fa la bomba scandalistica di «Mother Jones», la storica rivista liberal americana, che ha trovato e pubblicato i video di una cena in cui Mitt Romney in modo sprezzante parla del 47 per cento degli americani.
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