Romney torna ad attaccare Obama. Questa volta non sull'economia. In attesa del secondo dibattito (16 ottobre), lo scontro si sposta sulla politica estera. Con un discorso tenuto davanti ai cadetti del Virginia Military Institute Romney osserva che "gli attacchi contro l’America del mese scorso non devono essere visti come atti casuali. Sono l’espressione di una lotta più ampia in corso in Medio Oriente, una regione che si trova nel mezzo della più profonda sollevazione dell’ultimo secolo". Poi va avanti e punta il dito contro la Casa Bianca: "L’attacco al nostro consolato di Bengasi è stato compiuto dalle stesse forze che ci hanno attaccati l’11 settembre 2001. Per questo assalto non può essere incolpato un riprovevole video contro l’Islam, nonostante il tentativo dell’amministrazione Obama di farlo".
Segue il duro affondo contro il presidente: "Se l’America non si pone come guida, lo farà qualcun altro. Qualcuno che non condivide i nostri interessi e valori, che renderà il mondo tetro per noi e i nostri amici. La sicurezza dell’America e la causa per la libertà non possono permettersi altri quattro anni come gli ultimi".
La Russia di Putin
Nel suo intervento il candidato repubblicano attacca anche la Russia, promettendo zero flessibilità nei suoi confronti sulla difesa missilistica. "Renderò effettive le difese missilistiche per proteggerci contro le minacce. E non ci sarà nessuna flessibilità con Vladimir Putin. Chiederò ai nostri alleati della Nato di onorare l’impegno a devolvere il due per cento del loro prodotto interno lordo alle spese per la sicurezza. Oggi solo tre dei 28 Stati che fanno parte della Nato" lo hanno fatto. Poi Romney fa un accenno alla "lunga ombra gettata sulle giovani democrazie" da Putin sui Paesi vicini. E' un clima da guerra fredda quello evocato da Romney, che riporta indietro le lancette della storia ma che, probabilmente, trova anche consensi negli Usa. Già nel 2008 John McCain fu molto duro nei confronti di Mosca per la guerra tra Georgia e Ossezia del Sud.
Obama ha fallito su Iran, Iraq e Siria
La bocciatura di Romney nei confronti di Obama è a tutto campo. "L’Iran non è mai stato così vicino alla realizzazione di armi nucleari. Non ha mai rappresentato un così grande pericolo per i nostri amici e alleati, e per noi". E accusa l'amministrazione Obama di lassismo dimostrato dal tentativo di agenti iraniani di uccidere l’ambasciatore saudita a Washington e dal silenzio del presidente quando gli iraniani sono scesi in piazza chiedendo il sostegno del mondo per ottenere la libertà.
In Iraq il ritiro delle truppe americane secondo Romney ha portato a un aumento delle violenze, al ritorno di al Qaeda, all’indebolimento della democrazia e a "un aumento dell’influenza dell’Iran". E il ritiro ha inoltre indebolito "l’influenza dell’America nel Paese".
Ma il fallimento di Washington è totale anche in Siria, dove "più di 30.000 tra uomini, donne e bambini sono
stati massacrati dal regime di Assad negli ultimi 20 mesi. La Turchia, nostro alleato, è stata attaccata. E il
conflitto minaccia la stabilità nella regione".
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