Le femministe punk condannate a Mosca sono la punta dell'iceberg dell'ondata trasgressiva esplosa dopo il crollo dell'Unione Sovietica. Per assurdo il fenomeno è parallelo al revival di spiritualità, che dalla fine del comunismo ha favorito la Chiesa ortodossa e fatto nascere una giungla di sette fra il bizzarro ed il pericoloso.
Una delle ultime in ordine di apparizione è una congrega di sole donne che considera il Presidente russo Vladimir Putin, la reincarnazione dell'apostolo Paolo.
La condanna delle Pussy Riot, per la «preghiera» punk contro Putin, era fortemente voluta dai vertici della Chiesa ortodossa, nonostante l'appello alla clemenza di ieri. Negli ultimi dieci anni non è il primo episodio di braccio di ferro fra trasgressione, più o meno artistica e religione. La chiesa in Russia è una potenza grazie al boom seguito al crollo dell'Urss del 1991. Negli ultimi 20 anni le parrocchie ortodosse sono aumentate da 12mila a 30765. I monasteri, che nel '91 erano 117, oggi sono 805 oltre a due accademie teologiche, seminari e scuole religiose. Una volta vessati dalla polizia segreta sovietica i presti russi erano lo scorso anno 29324. Un' «esplosione» di vocazioni a tal punto che Vladimir Legoida, del sinodo russo, ha tranquillamente dichiarato: «Venti anni non sono molti nella storia di una Chiesa, ma i cambiamenti dal 1991 sono stati colossali».
Non a caso il patriarca Kirill ha benedetto lo scorso maggio Putin alla cerimonia del suo terzo insediamento al Cremlino e fatto suonare le campane a festa.
A fianco della chiesa ufficiale, la fine dell'Urss, ha dato la stura al fenomeno delle sette. Secondo gli esperti stiamo parlando di 700mila adepti solo in Russia e di circa 700 sette. In passato il santone più famoso, che riuscì a far breccia nella corte dello Zar fu il «monaco pazzo» Gregory Rasputin. L'ultimo invasato arrestato dalla polizia agli inizi di agosto, nella regione musulmana del Tatarstan, è l'anziano «profeta» islamico Faizrakhman Satarov. Per dieci anni era riuscito a convincere un nutrito gruppo di fedeli a vivere sottoterra. Nella cittadella profonda otto piani a Kazan c'erano anche 27 minori, compreso un neonato, che non avevano mai visto la luce del sole.
Se le Pussy Riot contestano Putin c'è chi lo adora come un santo. Una setta di sole donne guidata dall'enigmatica madre Fotina, aspirante monaca, considera il presidente russo la reincarnazione dell'apostolo Paolo. La setta avrebbe una sua base a Nizhny Novgorod, una cittadina vicina al fiume Volga. «Secondo la Bibbia l'apostolo Paolo, prima di abbracciare la fede, era un capo militare e diabolico persecutore di cristiani» ha sostenuto l'adoratrice di Putin, ex colonnello del Kgb, con la stampa russa.
In Siberia conta 5mila seguaci il nuovo Messia, al secolo Sergej Torog, ex poliziotto della stradale. Capelli lunghi, vestito con una tunica bianca ed il cilicio in testa ama farsi fotografare fra ali di fedeli. Il suo nuovo nome è Vissarion e ha fondato la setta «Il segno dell'alba» convinto di salvare il mondo.
Pjotr Kuznecov invece credeva nell'Apocalisse profetizzata nel 2008. Fondatore della «Vera Chiesa ortodossa» aveva convinto i suoi seguaci a trovare rifugio un una grotta in attesa della fine del mondo. I membri della setta non potevano guardare la tv o maneggiare denaro. Kuznecov dormiva in una bara, ma una volta fallita la profezia è stato ricoverato in ospedale psichiatrico.
La rinascita delle sette in Russia ha partorito anche uno stuolo di ciarlatani che si spacciano per guaritori. Uno dei più famosi è Grigorij Grabovoj, che sosteneva di resuscitare i morti. Oltre che guarire il cancro e l'Aids aveva addirittura promesso alle madri di Beslan di riportare in vita i loro bambini trucidati dai terroristi.
Fra le sette russe non mancano quelle sataniche. Due anni fa le forze di sicurezza hanno sgominato l'Ashram Shambala a Novosibirsk arrestando il suo leader, Konstantin Rudnev.
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