Tragedia sull'Himalaya, valanga travolge alpinisti: 11 morti, uno è italiano

Tragedia sul monte Manaslu, l’ottava cima del mondo. Tra le vittime c'è anche Alberto Magliano, alpinista 67enne

Tragedia nel Nord ovest del Nepal. Una valanga sul monte Manaslu, l’ottava cima del mondo, ha travolto un gruppo di scalatori uccidendo Alberto Magliano. Al momento i corpi estratti dalla neve sono tredici, ma il bilancio potrebbe ancora aggravarsi, diversi i feriti.

"Perché scalare una montagna? Perché è lì...". Alberto Magliano, 67enne milanese di origini triestine, aveva preso in prestito una citazione di George Leigh Mallory, l’audace e geniale precursore del moderno himalaysmo, per descrivere la propria passione per la montagna. Insieme a Magliano gli italiani che partecipavano alla spedizione sul monte Manaslu, erano Silvio Gnaro Mondinelli e Christian Gobbi, entrambi sopravvissuti alla valanga. Per Magliano,noto per essere stato il primo alpinista non professionista ad aver conquistato le seven summits, le vette più alte di ogni continente, non c'è stato niente da fare. Il
console Joel Melchiori, raggiunto telefonicamente dall’Adnkronos, ha riferito della presenza di altri otto italiani membri della spedizione. "Nessuno di loro - ha detto Melchiori - risulta aver subuto ferite gravi". Mentre la salma dello sherpa è già stata portata a valle, quella di Magliano sarà recuperata e condotta al campo base questa sera oppure domani.

Secondo quanto riferito da Mondinelli in una telefonata, la valanga è stata provocata dal crollo di un seracco ed è finita sulle tende del campo 3 del Manaslu, a circa 7mila metri di quota. È avvenuto prima dell’alba, quando gli alpinisti si trovavano ancora dentro le tende. La massa di neve ha trascinato a valle tutto il campo. Mondinelli era in tenda con Cristian Gobbi ed entrambi sono rotolati per circa 300 metri lungo il pendio della montagna prima di essere sbalzati fuori dalla slavina: se la sono cavata con qualche contusione. Alberto Magliano, brianzolo, era invece in tenda con lo sherpa ed entrambi sono fatalmente rimasti sepolti sotto la neve.

"Probabilmente la tenda di Alberto - ha spiegato Mondinelli - era più pesante della nostra dato che conteneva anche delle bombole di ossigeno e quindi il peso le ha impedito di saltar fuori dalla slavina". Mondinelli e Gobbi sono, quindi, riusciti a recuperare degli scarponi in mezzo alla neve e, dopo aver dato l’allarme e prestato i primi soccorsi ai feriti, sono scesi al campo base dove era rimasto Marco Confortola.

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