Venezuela un anno dopo la morte di Chavez. E l'Onu bacchetta Maduro

Tensione ancora molto alta in Venezuela un anno dopo la morte di Chavez. Il presidente rompe le relazioni con Panama: "Servi degli Usa". Capriles: "Se continua così non dura"

Venezuela un anno dopo la morte di Chavez. E l'Onu bacchetta Maduro

Tensione alle stelle, in Venezuela, nel primo anniversario della morte di Hugo Chavez (5 marzo 2013). Anche se non è una festa nazionale, molte scuole e aziende nel Paese sono rimaste chiuse. Il presidente Nicolas Maduro intanto ha annunciato che interromperà le relazioni con Panama, "servo" degli Stati Uniti. "Non accetteremo interventismo da parte di nessuno, perché la nostra politica internazionale è di pace, cooperazione, rispetto". La decisione è stata presa dopo che Panama ha chiesto all'Organizzazione degli Stati americani (Oas) di studiare la situazione in Venezuela, dove le proteste anti-governative iniziate a metà febbraio, che hanno causato, sino ad ora, diciotto morti. Un vero e proprio affronto per Maduro, convinto che il gruppo sia controllato da Washington e agisca contro il governo venezuelano. "L'Oas fuori da qui, una volta per tutte", ha detto il presidente nel discorso che ha pronunciato durante la parata organizzata a Caracas per commemorare Chavez. Gli ambasciatori dei Paesi membri dell'Oas si incontrano oggi a Washington per valutare la richiesta di Panama di convocare un meeting di emergenza dei ministri degli Esteri sulla situazione in Venezuela. Maduro ha reso noto, inoltre, che alcuni leader dell'opposizione sono stati fermati oggi nella capitale e che avevano con sé "armi di guerra", tra cui bombe molotov, cavi di acciaio e polvere da sparo.

Il governo di Panama si è detto sorpreso della decisione di Caracas, respingendo le "offese inaccettabili" e il "linguaggio osceno" usato ieri dal presidente venezuelano: Maduro aveva descritto il suo omologo Ricardo Martinelli come "un servo strisciante che non rappresenta il suo popolo". Dopo la rottura sono del tutto svanite le possibilità di una mediazione o perfino dell’invio di una missione Osa a Caracas.

Capriles: o Maduro cambia o non dura

Henrique Capriles, ex candidato presidenziale dell’opposizione venezuelana, oggi ha detto che il governo di Maduro "non reggerà fino al 2019", cioè fino alla fine del suo mandato, se non cambia il modo in cui sta affrontando l’ondata di protesta che scuote il Venezuela da settimane. "Non è un problema che si possa risolvere mandando le forze di sicurezza per picchiare e reprimere", ha detto Capriles a una radio argentina, aggiungendo che servirebbe un "dialogo sincero, onesto e trasparente, nel quale il governo la smetta di assumere posizioni intransigenti", che finora non è stato possibile. Infine ha ribadito che l’opposizione è contraria a ogni tipo di violenza e "non sta cercando un’esplosione sociale", perché "il cambiamento che vogliamo deve essere costituzionale e pacifico". Nessuno spazio, dunque, alle clamorose rivolte di piazza. Più che altro per non prestare il fianco al regime restringendo ulteriormente gli spazi di libertà.

L'Onu: Maduro spieghi uso eccessivo della forza

Sei esperti del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite hanno scritto a Maduro chiedendogli "rapide spiegazioni sul presunto ricorso a detenzioni arbitrarie ed eccessivo uso della violenza contro dimostranti e giornalisti nella recente ondata di proteste nel Paese".

Lo rendono noto in un comunicato gli stessi esperti (Frank La Rue, Maina Kiai, Mads Andenas, Juan Méndez, Christof Heyns e Margaret Sekaggya), affermando che i presunti abusi devono essere "indagati in modo urgente e approfondito".

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