La fine di Amauri? E' tornato goleador: contro il Lucento

Difficile piazzare l’attaccante costato quasi 23 milioni alla Juve e che tutti volevano in nazionale. E spesso soggetto a infortuni. In due anni la sua valutazione è crollata e non è più considerato un punto fermo del progetto juventino

La fine di Amauri? E' tornato goleador: contro il Lucento

Che fine ha fatto Amauri? Do­ve sono finiti i celebranti, da Abe­te a Lippi, che lo volevano a tutti i costi in nazionale? Quanto vale oggi il brasiliano costato alla Ju­ventus ventidue milioni e otto­centomila euro? Perché non è og­getto di trattative? Perché non è inseguito dai grandi club? Che cosa è diventato questo attaccan­te che Guidolin aveva definito il Drogba del nostro campionato?

Tipica storia di football, da fe­nomeni a brocchi nel giro di un’estate, cambio di maglia e di opinioni, rendimento alterno, in­fortuni, litigi, pentimenti. Amau­ri si ritrova estraneo in una squa­dra che lo aveva cercato, voluto, preso. Amauri è la terza scelta di Delneri che ha puntato su Iaquinta (un altro guaio fisico do­po la pausa, una abitudine stra­na che si ripete puntualmente per il calabrese) e su Quagliarel­la, con l’alternativa di Del Piero. Amauri non è più il punto di rife­rimento del gioco bianconero e non rientra nemmeno nei piani futuri di Cesare Prandelli in az­zurro.

Il suo caso non è un mistero, non è nemmeno un giallo, è la conferma che il calcio nostrano costruisce l’idolo e lo manda in frantumi, si esalta per un calcia­tore normale spacciandolo per fuoriclasse (Cassano e Balotelli, tanto per dire) e lo ridimensiona dopo un paio di partite sbilen­che. Due anni fa, era il giorno tren­tuno del mese di gennaio del due­mila e nove, il selezionatore del­la nazionale brasiliana, Dunga, decise di convocare Amauri per l’amichevole tra Brasile e Italia in programma a febbraio nello stadio londinese dell’Arsenal (Emirates).

L’infortunio di Luis Fabiano aveva suggerito all’alle­natore la scelta dell’attaccante bianconero. La Juventus si oppo­se, negò l’autorizzazione addu­cendo ragioni regolamentari, se­condo il club torinese erano sca­duti i termini previsti; in verità Blanc, allora amministratore de­legato e direttore generale, non aveva deciso nulla, Cobolli Gigli, presidente ancora per qualche mese prima di essere sollevato con raffinato stile sabaudo dal­l’incarico, non aveva voce in que­stione, ma era stato Lippi, la cui influenza a Torino era fortissima se non decisiva (si pensi soltanto agli acquisti di Grosso e di Canna­varo), a fare intendere ai dirigen­ti juventini che Amauri sarebbe stato convocato in azzurro e che l’obiettivo sarebbero stati i mon­diali in Germania, una volta sbri­gate alcune faccende burocrati­che.

In quel periodo Amauri non aveva ancora ottenuto il passa­porto italiano, la pratica, nono­stante le “accelerazioni” della nostra federazione alla ricerca af­fannosa di un attaccante di quali­­tà(!?), non aveva però permesso a Lippi di aggregare, in tempo uti­le, Amauri al gruppo azzurro in Sudafrica. Gli infortuni, la confu­sione tecnica juventina, il cam­bio di allenatori, hanno comple­tato la trasformazione dell’attac­cante che nell’anno solare due­mila e dieci ha realizzato un solo gol in campionato. Oggi Amauri, che compirà tren­tuno anni a giugno, non viene considerato come un punto fer­mo del progetto (non si sa bene che cosa significhi il sostantivo comunque offerto in propagan­da ai tifosi) juventino, tanto che il club è alla ricerca di un nuovo attaccante, considerato il nuovo serio infortunio al ginocchio che ha bloccato il brasiliano, dal di­ciotto novembre scorso.

In due anni la valutazione di Amauri è crollata, dai ventidue milioni e ottocento mila euro a meno di dieci milioni ma che ha un costo lordo per la Juventus di oltre otto milioni di euro. Una ci­fra pesante, un contratto onero­so la cui responsabilità va attri­buita a chi occupa ancora un po­sto importante nella gestione amministrativa della società.

Ma questo è un argomento che a Torino, a differenza di calciopo­li affrontato in esclusiva da An­drea Agnelli nel silenzio assolu­to della proprietà, non può nem­meno essere sfiorato. Per la cro­naca Amauri ieri è tornato al gol. A Vinovo, contro il Lucento. Buon anno.

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