«Galeotte» sono state le locandine. Le locandine di uno spettacolo benefico, la rappresentazione in un teatro di periferia della commedia «La fortuna di perdere», pièce sui pericoli delle vincite plurimiliardarie, affisse anche al tribunale di Firenze. Già, perché proprio lì, tra le austere aule in cui ogni giorno va in scena la giustizia, l’autore e interprete della commedia, Bruno Maresca, 59 anni, napoletano, è una celebrità: non tanto, o almeno non solo, come attore e drammaturgo, ma soprattutto come magistrato di punta. «Galeotte», si diceva, quelle locandine. E la passione per il teatro. Già, perché si dà il caso che il dottor Maresca da tre mesi, per l’amministrazione della giustizia, sia in malattia, convalescente dopo un delicato intervento chirurgico al cuore. E così la domanda è nata spontanea: malato per fare il giudice ma non per fare l’attore?
Una bufera. Tanto più che Maresca, a Firenze, non è un giudice qualunque ma un magistrato piuttosto conosciuto. A sollevare il caso, che imbarazza non poco i vertici delle toghe, il Corriere fiorentino. Il presidente del Tribunale di Firenze, Enrico Ognibene, ha annunciato che molto probabilmente non finirà qui: «Se accerteremo un comportamento dissonante dalle regole – ha dichiarato – il caso potrebbe essere segnalato a chi è titolare di decidere sull’eventuale azione disciplinare».
Ma Maresca non ci sta ad entrare nel novero dei «furbetti» beccati in altre faccende affaccendati mentre al lavoro figurano come malati: come l’insegnante di Viterbo, poi assolta, denunciata qualche anno fa perché in vacanza alle Bahamas mentre era in malattia; o come il poliziotto palermitano - anche lui assolto - che mentre figurava in servizio in realtà era con la fidanzata a Madrid e che è stato beccato solo perché in metropolitana gli hanno rubato i documenti. «Se pensate di aver trovato il giudice assenteista vi state sbagliando, in 32 anni di carriera non ho preso un solo giorno di malattia», ha precisato Maresca al Corriere fiorentino. E ha spiegato: «È stata una serata unica, un impegno che avevo preso tanto tempo fa, e visto che ormai sono sulla strada della guarigione, non mi sono tirato indietro. Di questa serata era informato anche il presidente della mia sezione». Quanto alla fatica dell’attore, per Maresca è decisamente inferiore a quella del giudice: «Ho rappresentato questa commedia decine di volte dal 1999 ad oggi. Non ho dovuto fare un grande sforzo. Non sono un invalido – ha aggiunto, precisando che lui aveva chiesto di rientrare in anticipo al lavoro –, i medici mi consigliano di fare moto. Ma se mi succede qualcosa in tribunale il responsabile è il datore di lavoro, se mi succede altrove il responsabile sono io».
Uno scivolone. Specie per un giudice come Maresca, che ha un’intensa attività teatrale e di drammaturgo ma un altrettanto fitto curriculum da magistrato di punta. A metà degli anni ’90, da pm, è stato titolare di alcune importanti inchieste della procura fiorentina, da quella sulla Fondiaria a quella sulle tessere vip della Fiorentina. Maresca pensa a un tiro mancino nei suoi confronti. E infatti nella lettera che ha scritto al presidente del Tribunale di Firenze Ognibene e al presidente della sezione del Tribunale del riesame chiede che venga difesa «la reputazione di un magistrato che ha sempre fatto il suo dovere, suscitando l’invidia di qualche frustrato, che si è preoccupato di far affiggere locandine in tribunale».
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