Fu pensionato per troppi errori: Nicchi ora è il capo degli arbitri

RomaUna vittoria al fotofinish che regala lacrime allo sconfitto Matteo Apricena e a sua figlia («tornerò alla scuola di ballo e al tennis e mi riapproprierò della mia famiglia») e sorrisi a Marcello Nicchi, da ieri nuovo presidente dell’Aia per il prossimo quadriennio. L’ex arbitro internazionale di Arezzo tentò la scalata già nel novembre 2006, nel post Calciopoli, «spaventando» il poi eletto Cesare Gussoni, colui che da designatore lo fece debuttare in A nel 1988.
Al secondo tentativo, Nicchi ce l’ha fatta anche se il successo risicato (163 a 155) è lo specchio di un’Associazione arbitri praticamente spaccata a metà. Una situazione che non piace a Federcalcio e Coni, già dubbiose (soprattutto la prima) sulle due candidature. «Non sarò un presidente a mezzo servizio, ma quello di tutti», la frase di circostanza e refrain di ogni elezione. Ma da via Allegri e dal massimo ente dello sport arriverà un sicuro «monitoraggio».
Anche perché la storia del fischietto Nicchi, quarto uomo di Pairetto nella finale dell’Europeo 1996 tra Germania e Repubblica Ceca, racconta di una dismissione dopo 98 partite in A per motivi tecnici al termine della stagione 96/97. Pregiudicata sì da un infortunio al menisco, certo, ma anche da una serie di errori davvero macroscopici che lo fecero passare alla storia. Come non ricordare ad esempio l’espulsione dello svedese Kenneth Andersson che in Vicenza-Bologna aveva semplicemente chiesto di essere sostituito dal proprio allenatore. O ancora il gol di mano del croato Rapajc convalidato in Perugia-Napoli? E negli anni precedenti suscitò anche la rabbia del Milan (e del mite Franco Baresi) dopo una sfida del ’93 con la Samp decisa da due reti irregolari o quella di Mancini, che nel ’95 pagò con l’espulsione - e poi con sei giornate di squalifica - le veementi proteste all’arbitro aretino.
Il nuovo corso dell’Aia, tutto da scrivere già dai primi mesi, è appena partito. Nicchi avrà l’ex guardalinee Narciso Pisacreta come vice e l’ex fischietto internazionale Alfredo Trentalange come responsabile del settore tecnico. Il neopresidente parla di «rinnovamento», non della temuta – dal predecessore Gussoni – restaurazione. Da valutare il futuro di Collina, designatore che rimarrà al suo posto fino al 30 giugno quando scadrà il suo biennale da 500mila euro lordi. «È una potenza tecnica, non può essere sottratto al nostro movimento, ma ho tempo fino a giugno per prendere decisioni». E se Nicchi non vuole più sentir parlare di Calciopoli («quel che è stato è stato, ma non dobbiamo abbassare la guardia»), nell’opera di rinnovamento potrebbe anche esserci una maggiore apertura ai media dei fischietti: «Non terremo segregati in casa i nostri tesserati, sarà nostro compito spiegare all’esterno alcune dinamiche tecniche e regolamentari. E lo farà chi è più bravo a farlo». Tradotto: porte aperte ai fischietti migliori davanti alle telecamere.

E il «Grande Scandalo» annunciato per oggi da Mourinho? «Solo chiacchiere, andrà tutto come deve, Collina ha messo il meglio in campo. Il campionato proseguirà regolarmente: ai nostri arbitri all’estero darebbero medaglie d’oro, in Italia basterebbe qualche applauso in più...».

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