Genova - La corte d'Appello ha ribaltato la sentenza di primo grado sulla sanguinosa irruzione della Polizia nella scuola Diaz durante il G8 del 2001 a Genova ed ha condannato anche i vertici della Polizia di Stato, infliggendo in totale circa 85 anni di reclusione.
Condanna ai vertici Il capo dell'anticrimine Francesco Gratteri è stato condannato a quattro anni, l'ex comandante del primo reparto mobile di Roma Vincenzo Canterini a cinque anni, l'ex vicedirettore dell'Ucigos Giovanni Luperi (oggi all'Agenzia per le informazioni e la sicurezza interna) a quattro anni, l'ex dirigente della Digos di Genova Spartaco Mortola (ora vicequestore vicario a Torino) a tre anni e otto mesi, l'ex vicecapo dello Sco Gilberto Caldarozzi a tre anni e otto mesi. Altri due dirigenti della Polizia, Pietro Troiani e Michele Burgio, accusati di aver portato le molotov nella scuola, sono stati condannati a tre anni e nove mesi. Non sono stati dichiarati prescritti i falsi ideologici e alcuni episodi di lesioni gravi. Sono invece stati dichiarati prescritti i reati di lesioni lievi, calunnie e arresti illegali. Per i 13 poliziotti condannati in primo grado le pene sono state inasprite.
Ventisette imputati Il procuratore generale, Pio Macchiavello, aveva chiesto oltre 110 anni di reclusione per i 27 imputati. In primo grado furono condannati 13 imputati e ne furono assolti 16, tutti i vertici della catena di comando. I pubblici ministeri Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini avevano chiesto in primo grado 29 condanne per un ammontare complessivo di 109 anni e nove mesi di carcere. In primo grado furono assolti Francesco Gratteri, ex direttore dello Sco e oggi capo dell'Antiterrorismo, per il quale il pg ha chiesto una condanna a 4 anni e 10 mesi; Giovanni Luperi, ex vice direttore Ucigos e oggi all'Agenzia per le informazioni e sicurezza interna (chiesti 4 anni e 10 mesi); Gilberto Caldarozzi, ex vice dello Sco e oggi capo (4 anni e sei mesi) e Spartaco Mortola, ex capo della Digos di Genova e oggi questore vicario a Torino (chiesti 4 anni e sei mesi).
Le vittime dell'assalto Un urlo si è levato nell'aula del Tribunale di Genova mentre i magistrati leggevano il dispositivo della sentenza. Erano le grida dei numerosi stranieri presenti in aula, tedeschi e inglesi in particolare, vittime dell'assalto. Il giornalista inglese Mark Covell dice che ancora non si capacita della sentenza: "Stamattina non mi aspettavo niente. E' una sentenza sensazionale che restituisce forza e coraggio a tanti italiani e stranieri che durante il G8 hanno subito delle ingiustizie, sono stato picchiati, torturati, imprigionati". Heidi Giuliani, la mamma di Carlo, commenta che "il sorriso di Zulkhe è stata la risposta migliore alla sentenza. Avere una risposta di giustizia fa sempre piacere in questo paese". Zulkhe è la ragazza tedesca fotografata in barella all'uscita della Diaz dopo il pestaggio e la cui immagine finì nella copertina dell'inchiesta della procura. Enrica Bartesaghi, presidente del comitato "Verita' e giustizia" ha commentato: "E' incredibile, non ci aspettavamo questa sentenza, si riapre uno spiraglio di fiducia in questo paese. E' stata riconosciuta la catena di comando. Tutti quelli che c'erano sono responsabili". Soddisfazione è stata espressa anche dagli avvocati difensori dei manifestanti e delle parti civili. "E' stata confermata la nostra tesi che anche i vertici sono responsabili dell'operazione. Abbiamo ottenuto il risarcimento delle spese di primo grado, l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni" ha commentato l'avvocato Stefano Bigliazzi. Tra gli altri particolari, è stato riconosciuto anche il danno subito dai giuristi democratici ai quali furono sequestrati degli hard disk alla scuola Pascoli.
L'irruzione nella Diaz L'irruzione della polizia nella scuola Diaz di Genova, la notte del 21 luglio 2001, avvenne il giorno dopo la morte di Carlo Giuliani, ucciso durante l'assalto a una camionetta dei carabinieri e mentre le strade di Genova erano devastate dalle violenze dei black bloc. La scuola Diaz era stata scelta dal Comune di Genova come ostello per i no global arrivati da tutta Europa. Al termine dell'irruzione dei poliziotti del Reparto Mobile di Roma guidati da Vincenzo Canterini oltre 60 ragazzi rimasero feriti, alcuni dei quali in modo grave. La polizia arrestò 93 giovani, tutti poi prosciolti. In quel frangente, furono sequestrate due bottiglie molotov che erano state trovate trovate per strada e poi - hanno sancito ieri sera i giudici - furono portate all'interno della scuola per giustificare gli arresti.
"Macelleria messicana" Le immagini dei volti feriti, dei pestaggi, del sangue nei locali della scuola devastata fecero il giro del mondo come le parole del giornalista inglese Mark Covell, che subì lesioni gravissime. Uno dei funzionari di polizia imputati, Michelangelo Fournier definì in aula la scena che gli si era parata davanti una "macelleria messicana". Le indagini sono state affidate a Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini, due dei magistrati di punta della procura di Genova.
La sentenza di primo grado Gli accertamenti sull'irruzione, sulle lesioni, sugli arresti arbitrari e sull'episodio delle molotov sono stati lunghi e difficili e i magistrati inquirenti hanno denunciato l'atteggiamento non
collaborativo dei vertici della Polizia. La sentenza di primo grado assolse la "catena di comando", i sedici dirigenti della Polizia. Tredici furono i condannati, per complessivi 35 anni e sette mesi di reclusione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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