di Ferruccio Repetti
Non si perde in frasi di circostanza, com'è suo costume, l'ammiraglio Felicio Angrisano nel dare il benvenuto al suo successore al vertice della Capitaneria di Porto di Genova, Vincenzo Melone, già vicecomandante generale delle Capitanerie di Porto, anch'egli ammiraglio e già compenetrato nella parte di «timoniere» nel più importante scalo marittimo del Paese (e, un tempo, anche del Mediterraneo...). Ma Angrisano è fatto così, e non cambia: «vasa vasa», cordiale, simpaticamente estroverso, sì, ma anche rigoroso, chiaro e, soprattutto, concreto nell'esporre le proprie idee sulla sicurezza e la produttività del porto. E anche ora che si prepara al nuovo, prestigioso incarico di Comandante generale delle Capitanerie di Porto, il massimo della carriera per il Corpo di appartenenza, lui non rinuncia a sale e pepe con un pizzico di peperoncino, miscelati per bene con la diplomazia, nel fare un bilancio dell'esperienza genovese e nel tratteggiare esigenze e prospettive del porto della Lanterna.
«Che è e resta - sottolinea con forza Angrisano - uno scalo sicuro, affidabile, funzionale. Questo non significa - aggiunge subito - che non si debba insistere ad investire sulla sicurezza reale, che non è tanto un costo, quanto un elemento fondamentale sia dal punto di vista umano, sia da quello produttivo. In tre anni - ricorda ancora l'ammiraglio - mi sono trovato di fronte a scelte non facili da assumere. Ho iniziato a Genova con due incidenti. Mi veniva chiesto di adottare misure sull'onda delle emozioni, ma io ho resistito e oggi posso dire che era giusto così, le misure di sicurezza erano e sono all'altezza». D'altronde, celia sorridendo Angrisano, «l'unica sicurezza a prova di bomba, per un porto, è non fare entrare nessuna nave...». Tra le decisioni non facili, quelle che sono seguite al disastro della Costa Concordia: «Avrei potuto indicare limiti differenti per le navi da crociera nel Golfo di Portofino, ma, senza farmi condizionare dall'emozione, ho autorizzato le navi a continuare operare». È particolarmente dettagliato, comunque, l'elenco delle cose da fare o da completare, per lo scalo genovese: il nuovo piano regolatore, lo spostamento della diga, l'apertura del varco a ponente, il ribaltamento a mare di Fincantieri, i problemi del diporto nautico. «Credo nell'organizzazione e nelle persone. Dunque, sono convinto che queste cose si faranno» conclude Angrisano, che solo per l'inopinata opposizione del governatore Claudio Burlando non è oggi alla testa dell'Autorità portuale di Savona.
Da oggi il nuovo comandante del porto è Vincenzo Melone: «Il comando di Genova è l'incarico per eccellenza - riconosce subito -. Lo assumo cercando di mettere a disposizione degli altri tutta la buona volontà e i migliori sentimenti per un approccio equilibrato ai diversi problemi». In questi primi giorni dedicati al passaggio delle consegne il nuovo comandante dice di aver avuto modo di «conoscere le potenzialità, e pure le problematiche dello scalo genovese: «È ancora presto per andare nel dettaglio, ma in questi tre giorni di avvicendamento ho saputo di una variante al piano regolatore, uno spostamento della diga, e di riempimenti, intermodalità e viabilità.
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