"Consideriamo conclusa l’esperienza di questo governo". A Montecitorio Angelino Alfano non usa mezzi termini per "sfiduciare" i tecnici e il premier Mario Monti. "Questo - fa notare - non ha nulla a che fare con la persona di Monti, con il suo servire le Istituzioni e con con sua lealtà nelle forze politiche e con noi in particolare". In mattinata il segretario del Pdl è salto al Quirinale per fare il punto con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla crisi di governo che si è aperta ieri col doppio schiaffo incassato dal premier Mario Monti.
Maggioranza e governo a un passo dalla crisi. Il Pdl si astiene sulla fiducia in Senato e alla Camera mandando un avvertimento a Monti. Alfano annuncia la ricandidatura di Silvio Berlusconi e sale al Colle. "Da parte di questo governo - ha denunciato l'ex Guardasigilli alla Camera - sono stati compiti alcuni errori e i principali glieli ha fatti compiere il Pd". Citando a esempio la riforma del mercato del lavoro, su cui i democratici hanno agito "sotto il diktat della Cgil a sua volta sotto il diktat della Fiom", Alfano ha spiegato che l’epilogo dell'esecutivo tecnico è stato il voto in favore della Palestina che ha riorientato il Paese in una direzione la politica estera su una strada estranea ai valori del centrodestra moderato: "Lo consideriamo un errore e lo ascriviamo al cattivo condizionamento della sinistra". Non solo. Il governo non è nemmeno riuscito ad avere la forza di mantenere gli impegni presi sull’abuso delle intercettazioni e sulla resposanbilità civile dei magistrati. "Vorremmo - ha concluso Alfano - che il governo utilizzasse le ultime settimane per mantenere gli impegni presi". Il segretario ha, infine, fatto presente che il partito ha optato per l'astensione anziché la sfiducia per non causare l’abisso dell’esercizio provvisorio. Insomma, il Pdl punta a concludere "ordinatamente" la legislatura, "senza strappi e senza mandare le istituzioni e il Paese allo scatafascio".
I retroscena sono tutti incentrati sulla possibile data delle elezioni anticipate che sembrano a questo punto inevitabili. Già ieri pomeriggio, il capo dello Stato era subito corso a sostenere il governo invitando a evitare "una precipitosa e convulsa conclusione della legislatura". L'intenzione del Colle è quella di portare Monti fino alla fine seguendo la road map che lui stesso aveva tracciato il novembre scorso, quando Silvio Berlusconi si era dimesso da Palazzo Chigi. Adesso, però, il ritorno del Cavaliere e lo strappo del Pdl hanno cambiato le carte in tavola. Tuttavia, a Napolitano, un’astensione nel voto non è ancora sufficiente a determinare una crisi di governo. Insomma, se il Pdl vuole andare al voto prima deve sfiduciare Monti. "Se vogliono la crisi, ci sfiducino. Si assumano la responsabilità di far cadere il governo e di far schizzare lo spread", avrebbe sbottato ieri Monti, secondo una ricostruzione di Repubblica. Proprio per capire le future intenzioni dei pidiellini Napolitano ha voluto incontrare i vertici del partito.
Ieri è stato proprio Alfano a rivendicare il "senso di responsabilità" del proprio partito. A partire dalla legge di stabilità. "Poiché la legge di bilancio arriverà nell’aula del Senato non prima del 18 dicembre - spiega la Stampa in un retroscena pubblicato oggi - l’impegno ad approvarla esclude la possibilità di un voto anticipato a febbraio e quindi di quell’election day che è una delle più ferme richieste del Pdl". A conti fatti, insomma, l'iter parlamentare non permetterebbe lo svolgimento dell’election day a febbraio, come richiesto più volte da Berlusconi. Non solo. Monti starebbe valutando la possibilità di blindare il percorso che porta alle elezioni: scioglimento delle Camere il 10 gennaio e voto il 10 marzo, se possibile con l’election day.
In serata è arrivato un comunicato del Colle. "Il Presidente Napolitano confida - nel rispetto delle diverse sensibilità e posizioni politiche - che risulti possibile un percorso costruttivo e corretto sul piano istituzionale, nell’interesse del paese e della sua immagine internazionale", si legge nella nota diffusa dal Quirinale dopo gli incontri di oggi con i partiti.
Il capo dello Stato ha poi aggiunto che "gli esponenti del Pdl hanno espresso il fermo intendimento di contribuire a un’ordinata conclusione della legislatura, anche in vista di adempimenti inderogabili relativi al bilancio dello Stato, riservandosi di decidere l’atteggiamento da tenere in Parlamento su ogni altro provvedimento già all’esame delle Camere". Di tutto ciò che emerso dagli incontri di oggi al Quirinale, "il Capo dello Stato darà al più presto puntuale ragguaglio al Presidente del Consiglio per discuterne con lui tutte le implicazioni", conclude la nota.
Prima di entrare alla Prima della Scala, il premier Mario Monti, commentando la situazione politica, ha rilasciato una battuta al Sole24ore.com: "Il Re Sole si è un po' allontanato da me". La battuta, hanno precisato fonti di governo, non era riferita alla politica, ma semmai alle condizioni atmosferiche a Milano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.