(...) Tant'è che Sergio Dini, procuratore di Padova, ha aperto tre dei fascicoli ricevuti dallo storico, proprio in forza del decreto luogotenenziale che farebbe saltare la logica delle amnistie.
Ma Pirina scopre un'altra cosa, «che La Spezia ha competenza su Emilia, fino a Bologna, Marche e Toscana. Mentre Genova, Savona e Imperia dipendono dalla Procura militare di Torino. Il dottor De Paolis però di questo non ha fatto menzione. Perché allora non ha spedito i fascicoli respinti a Torino?».
Lo storico contatta subito Pierpaolo Rivello, procuratore del capoluogo piemontese, e gli spiega daccapo la faccenda. Morale: Rivello riceverà Pirina mercoledì prossimo.
E soprattutto riceverà la documentazione sugli eccidi liguri di Rovegno, Cadibona, Molini di Voltaggio, Monte Manfrei, campo sportivo o di golf di Sanremo e Castiglione di Oneglia. «Gli chiederò se vuole acquisire anche scritti che indicano i responsabili a livello di Gap».
La storia della nemesi diventa tragica, perché questi fascicoli non ti si scollano dalle mani.
C'è anche il materiale piemontese, un elenco talmente lungo da sembrare un disco rotto: «Devo citarglieli tutti, tutti commessi dopo il 25 aprile, così si rende conto di cosa portiamo a Torino» ti dice, quasi scusandosi se a forza di stragi rischia di diventare monotono. Sono i fatti di Brà, località La Zizzola. Eccidio di Saluzzo, Melle e Corso Stura. Strage di Samarate, Collegno, Grugliasco e Aeronautica Italiana. Strage di Graglia, Cherasco e S. Stefano Roero. Eccidio di Lozolo, Fonda di Ormea, Unchio e carceri di Mondovì. Le uccisioni di Ponte Cavour e Sordevolo.
«L'episodio più tragico fu la strage di fascisti all'ospedale psichiatrico di Vercelli, maggio '45. Qui abbiamo nomi e cognomi. E quando fu condannato Francesco Moranino, la faccenda di Vercelli fu stralciata perché considerata episodio di guerra».
Pirina s'interrompe, riaggancia l'eccidio di Corso Stura: «venti persone giustiziate per ordine del tribunale militare straordinario della divisione Bra XII. E questa non è una militarizzazione dei partigiani? Il decreto di Umberto parla chiaro. Non si può ignorare».
Poi estrae dal cilindro un documento scovato nell'archivio di Stato a Roma, carte presidenza del Consiglio 1945-47, «giusto a suffragare il decreto che porta la data del 12 aprile 45. C'è una logica sequenziale» ti dice, e intanto legge: «Corpo Volontari della Libertà, Comando Militare Regionale Piemontese. Oggetto: costituzione e funzionamento tribunali di guerra. Data: 15 aprile '45».
Di seguito le condanne da infliggersi ai fascisti inquadrati sotto le varie sigle.
E mentre Pirina marcia su Torino, le dichiarazioni rilasciate dal procuratore De Paolis al Resto del Carlino di Reggio Emilia e al Giornale di Genova diventano oggetto di due interrogazioni parlamentari firmate dagli onorevoli di An Roberto Menia e Giorgio Bornacin.
La prima chiede alla presidenza del Consiglio quali iniziative ritenga assumere circa le dichiarazioni di De Paolis, che avrebbe ribadito l'infondatezza della richiesta di Pirina, aggiungendo che «dal punto di vista meramente pratico tutto si riassume nel famoso detto guai ai vinti
sono duemila anni che le regole le fanno i vincitori».
Menia insite che «tali dichiarazioni appaiono inaccettabili perché liquidano lo stato di diritto e la certezza della pena ad un non meglio precisato quanto incivile diritto del più forte che non fa onore alla magistratura militare. Che dovrebbe valutare con oggettività tutti i crimini suddetti perché incancellabili e non prescrittibili secondo elementari criteri di civiltà e umanità».
Bornacin invece non riesce a capire perché su certi fatti la procura militare spezzina indaghi e su altri no.
«È una discriminazione o una scelta politica? Sui quei delitti efferati, come li definisce De Paolis, così dettagliatamente documentati da Pirina, ci si lavora e non ci si accontenta di berci su una tazza di caffè».
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