Ci si è messo lui, Walter Marchelli, a raccontare, ieri mattina in Darsena, davanti al Galata: «Mi ricordo bene - ha esordito il viceconsole della Compagnia unica merci varie, che in questi posti per tanti anni ha lavorato -. Qui cerano i magazzini, lì le gru», e le «bragate», i sacchi, e i portuali coi ganci... Ora, invece, lì ci sono il Museo del Mare, il sottomarino Nazario Sauro (non un semplice sommergibile!), gli appartamenti, la facoltà di Economia, la chiatta dellUrban Lab. E fra un po ci sarà, sistemato al meglio, anche il mercato del pesce.
Intanto, da ieri mattina, cè un nuovo itinerario che - come ha testimoniato proprio Marchelli - è soprattutto un percorso della memoria. Lo confermano Maria Paola Profumo, presidente del Mu.Ma, il sindaco Marta Vincenzi, lassessore regionale Angelo Berlangeri, e Pierangelo Campodonico, che del Museo del Mare e di tutta questa «faccenda» è direttore e curatore, ma ancor prima promotore entusiasta e instancabile. Loccasione è quella del «Galata Open Air Museum», estensione del percorso espositivo del Mu.Ma verso il suo waterfront.
Termini stranieri per una iniziativa genovesissima, anche se aperta al mondo, tanto da accontentare anche il professor Franco Bampi, presente alla cerimonia, e custode della genovesità della lingua e delle tradizioni. Anche lui, come Marchelli, si lascia andare ai ricordi: «Chissà come si chiamavano i gruisti in dialetto?» si domanda, mentre guarda i due «bighi» storici installati ai lati della piazza.
Solo sculture di metallo o, piuttosto, simboli di unattività che si proietta, come auspicio, nel futuro del porto e della città? La loro funzione pare anche questa, riallacciando il rapporto tra ledificio Galata e le sue banchine. Un modo per consentire ai frequentatori dellarea di rivivere «la vita quotidiana sui moli dalla metà dellOttocento al 1960, assistendo alla movimentazione di un carico in banchina e ammirando linterno di una delle due gru, con il suo motore elettrico e il meccanismo di sollevamento».
Lo sottolinea ancora, fra gli altri, Campodonico: «Il progetto, iniziato con linaugurazione del sottomarino e che ha visto unimportante intervento di riordino, restauro e valorizzazione di una delle aree più antiche del porto, è stato realizzato grazie a una collaborazione convinta fra Museo, Regione Liguria, Comune di Genova, Soprintendenze e Autorità portuale».
Aggiunge il direttore del Mu.Ma: «Attraverso lOpen Air Museum si apre un itinerario visivo accessibile a tutti, cittadini genovesi e turisti, dotato di una quarantina di immagini provenienti dai diversi archivi fotografici, dallArchivio Ansaldo a quello del Comune, da Fincantieri al Circolo dellAuthority di Palazzo San Giorgio, per guidare il visitatore sulle calate, descrivendo luoghi, punti di vista e attività che con gli anni si sono trasformati o sono scomparsi». La realizzazione effettiva del «Percorso della memoria» deriva direttamente dal progetto dellarchitetto Roberto Bajano e si collega virtualmente all«exhibit» multimediale «Linvenzione del porto. Dallanno zero a oggi» elaborato da Genoa Port Center (quello, per intenderci, fortissimamente voluto da quel «visionario» di Alessandro Repetto). «Si tratta - spiega Maria Paola Profumo - di una sinergia tra due istituzioni museali, Galata e Port Center, che accompagnano il pubblico e gli studenti attraverso uno straordinario viaggio alla scoperta dello scalo genovese di ieri e dei nostri giorni».
Non solo e non tanto - si deve aggiungere - per ricordare con la «solita» dose di nostalgia, ma anche per ritrovare lo slancio per la ripresa e lo sviluppo della città. Scacciando il rischio di rassegnarsi ai tafazzisti del «maniman».
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