Alitalia, la via del risanamento resta (molto) lunga

Da 15 anni la società è senza una strategia industriale

Alitalia, la via del risanamento resta (molto) lunga

Visto che l'ingresso delle Poste nel capitale di Alitalia rischia di creare degli equivoci e di sembrare un'operazione di vero salvataggio, meglio rifletterci a mente fredda. Se l'Alitalia non è stata mai risanata e se da 15 anni non ha una vera strategia industriale è impensabile che possa essere risanata proprio oggi. L'ingresso delle Poste non c'entra nulla con un rilancio: ha solo alcuni pregi momentanei. Il principale è quello di togliere le castagne dal fuoco al governo, che, con un tipico compromesso all'italiana, riesce a dare una mano alla compagnia e a chi ci lavora, impedendo di fatto che gli aerei restino a terra. Per un'azienda - quella guidata da Massimo Sarmi - con un miliardo di utile, 75 milioni sono un rischio lieve, ma una grandiosa medaglia sul petto del suo numero uno, al quale il governo dovrà riconoscenza. Quei 75 milioni hanno il merito di riuscire ad attivare flussi di liquidità complessiva per 500 milioni, tra aumento di capitale e finanziamenti bancari. Con una cifra di questa entità l'Alitalia può tirare il fiato per alcuni mesi; poi, superato l'inverno, la bella stagione coincide con i picchi del trasporto aereo e, per dirla a spanne, la sopravvivenza potrà essere dunque garantita più o meno per un anno.

Intanto, si giocherà un'altra partita, quella della trattativa con Air France. Quest'ultima è rimasta «scottata» cinque anni fa e oggi, perdipiù, non vive una stagione brillante, tutt'altro. Così la sua intenzione, lucida e cinica, è quella di portarsi via Alitalia a costo zero; e una compagnia sull'orlo del fallimento, con i serbatoi a secco, non vale di più. Ma gli azionisti chiamati nel 2008 a rischiare il proprio denaro, oggi non ne vogliono sapere di perdere tutto. Nessuna ragion di Patria: solo di portafoglio. Tirare avanti per qualche mese tappando delle falle e ridando gas agli aerei potrà regalare agli azionisti e allo stesso governo più tempo e più forza per negoziare meglio la cessione a Air France. Bisognerà vedere, però, se Parigi resterà della partita o se, come girava voce ieri, dovesse decidere di diluirisi nel capitale, primo passo verso il disimpegno.

Le Poste parlano di sinergie importanti: nella logistica, nell'e-commerce, nella vendita dei biglietti allo sportello dei francobolli, nelle polizze assicurative, nella telefonia eccetera eccetera, tutti mestieri che le Poste fanno, e fanno bene, e che potrebbero candidarle a grande fornitore di Alitalia, con risparmi sicuri. Ammesso che tutto questo sia vero, l'Alitalia più che risparmiare, deve guadagnare facendo volare gli aerei, faccenda che da troppi anni non le riesce. Il piano industriale presentato solo 3 mesi fa dall'ad Gabriele Del Torchio sembra vecchio di secoli, seppellito dai francesi e dai conti. Ce ne sarà uno nuovo? Con che risorse? E le strategie? È acclarato che le compagnie guadagnano con il lungo raggio, ma è proprio quello che Air France non ha mai voluto che Alitalia faccesse.

Un'ultima osservazione. Qualcuno ha magnificato le sinergie Alitalia con Mistral, la compagnia aerea delle Poste, otto aerei che vengono usati di notte per la posta e di giorno per i passeggeri, prevalentemente pellegrini verso i santuari europei. Invece le sinergie sono illusorie.

Quello di cui Alitalia non ha proprio bisogno sono aerei di breve e medio raggio, perdipiù diversi dalle «famiglie» della sua flotta. Se poi Mistral venisse conferita, si potrebbe malignare: Sarmi per soli 75 milioni riesce a liberarsi di una compagnia in perdita cronica che da anni cerca di vendere e non ci riesce.

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