Roberto Formigoni, governatore della Lombardia, ha tirato fuori gli attributi e ha risposto con un secco «ma vaffa» a pm e giornalisti che da mesi lo tengono sotto schiaffo con un'inchiesta che, per la sua inconsistenza, è riuscita a spaccare anche la Procura di Milano. La quale ha recapitato ieri al governatore un avviso di garanzia per corruzione già anticipato da giornali che hanno invece ben nascosto i rinvii a giudizio di altri due governatori, guarda caso di sinistra (Vendola in Puglia ed Errani in Emilia).
Certo, la Lombardia fa notizia ma soprattutto fa gola a chi vuole scardinare il centrodestra. Formigoni ha commesso l'ingenuità di frequentare (pure da ospite in vacanza) personaggi come Daccò che gravitavano nel ricco mondo della sanità lombarda. Capita. Per esempio, un altro numero uno dello stesso settore, Rotelli, frequenta il Corriere della Sera al punto da sedere nel consiglio di amministrazione. Eppure, giustamente, nessuno sospetta di scambi di favori e cortesie illegali tra il quotidiano di via Solferino e uno dei suoi amici-padroni.
Per Formigoni questa regola non deve valere. Se è amico di Daccò, se è stato suo ospite, sicuramente deve avere contraccambiato con favori. Quali? Non si dice, nelle carte della Procura non ci sono fatti ma ipotesi, non c'è traccia di illegalità nelle delibere regionali che stanziavano, a norma di legge, soldi per le cliniche nel giro di Daccò.
Come sono strane la giustizia e il giornalismo. A Bari, mesi fa, venne fuori la storia che il sindaco Emiliano, del Pd, riceveva regalie (le famose cozze pelose) da una famiglia di costruttori, i De Gennaro, che lavoravano anche per il Comune e che sono finiti in grossi guai giudiziari, esattamente come Daccò. Addirittura un pargolo della potente famiglia era stato nominato assessore. Bene. Per i pm pugliesi la cosa è di nessuna rilevanza penale, Emiliano è tranquillamente al suo posto. E quelli di Repubblica che fanno? Inchieste, dieci domande quotidiane? Ma va' là, è amico loro.
Se la sono cavata con un'intervista in ginocchio firmata Curzio Maltese, il cui titolo assolutorio era: «Sono fesso, non corrotto, pago per 50 cozze pelose». Applausi e tutti zitti e allineati. Formigoni non è santo, come lui pensa. Ma neppure ladro. E chi lo ipotizza, dentro e fuori le procure, è in malafede. Del resto, è iniziata la campagna elettorale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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