Seguo la politica con un certo interesse, si fa per dire, da oltre mezzo secolo e non ricordo un governo, dalla Prima Repubblica ai giorni nostri, che mi sia andato a genio. Raramente, in tanti anni, mi è capitato di apprezzare anche solo qualche titolare di dicastero. Ma ora devo ammettere che questa signora ministra dell'Integrazione o delle Pari opportunità (con le definizioni che cambiano ogni dì è difficile orientarsi) comincia a piacermi molto. Mi riferisco a Cécile Kyenge, quella che il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, un paio di settimane orsono, nel tentativo patetico di essere spiritoso, paragonò a un orango, parlando ai propri compagni della Lega nord durante una manifestazione pubblica.
Una finezza padana sfuggita di bocca a un tipo tutt'altro che sciocco, ma incline, come tanti suoi colleghi di vari partiti, alle volgarità finalizzate a strappare sorrisi alla base, prevalentemente costituita da sempliciotti. L'orango è uno degli animali più dolci e somiglianti all'uomo, ma accostarlo all'unico ministro di colore del gabinetto presieduto da Enrico Letta produce un effetto sgradevole: rivela cioè l'intenzione netta del politico orobico, notoriamente ruspante, di offendere Cécile e non la scimmia. La valenza razzista dell'insulto è evidente.
Da parte dell'offesa ci si attendeva una reazione che, quand'anche fosse stata scomposta, non avrebbe stupito. E invece Kyenge non ha fatto una piega. Non solo. Quando Calderoli, resosi conto della topica, si scusò porgendole la mano, lei gliela strinse, dimostrando una signorilità di cui sono assolutamente privi coloro i quali si erano stracciati le vesti e chiesto invano le dimissioni del vicepresidente di Palazzo Madama. Insomma, la responsabile dell'Integrazione ha impartito nella circostanza una lezione di stile a tutti e non soltanto all'improvvido leghista bergamasco.
Incidente chiuso, si immaginava di non assistere a un bis. Che, viceversa, a breve distanza di tempo è andato in scena. Stavolta, a segnalarsi per bassezza e cafonaggine sono stati personaggi oscuri, non ancora identificati (quelli di Forza nuova si sono dichiarati estranei all'accaduto), i quali alla festa del Pd, a Cervia, mentre Cécile era intervistata da Giancarlo Mazzuca, direttore del Giorno, hanno lanciato sul palco due banane. Un gesto provocatorio, indegno, sulla scia della precedente ingiuria zoologica e razzista rivolta da Calderoli alla gentile signora. Talmente gentile e controllata da non avere mosso un muscolo facciale, nonostante l'allusione fosse chiara nella sua pesantezza: chiunque sa che il cibo preferito dalle scimmie sono le banane.
Superato in un attimo l'imbarazzo generale suscitato dalla villania degli ignoti (per il momento) lanciatori, l'intervista è proseguita e si è conclusa. Ma alcune ore più tardi è comparso su Twitter, il social network più frequentato, un messaggio elegantemente ironico del ministro: «Con tanta gente che muore di fame e la crisi, sprecare cibo così è triste».
Migliore risposta Kyenge non avrebbe potuto fornire ai tangheri continuatori del filone screanzato inaugurato da Calderoli. Risposta che, speriamo, scoraggi eventuali imitatori in pectore di questa gente. Cécile si conferma donna di classe, capace di tenere testa anche a chi non ce l'ha. Merita solidarietà e ammirazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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