Ancora una volta - come succede da 18 anni a questa parte - politici e commentatori non hanno capito nulla. Pensavano, temevano o, a seconda dei casi, auspicavano, che Berlusconi avrebbe fatto cadere il governo come reazione alla sua vicenda personale. Non è accaduto, nonostante una sofferenza e un senso di ingiustizia enormi. Non è accaduto per senso di responsabilità, come si usa dire con retorica in queste circostanze, ma soprattutto perché Silvio Berlusconi non ha voluto mettere a rischio l'unico patrimonio, dopo i figli, al quale tiene veramente: i suoi elettori. E seppur fondato, uno strappo con queste motivazioni era difficile da fare passare. Troppo alti, e quindi difficili, i ragionamenti da mettere in campo per essere capiti da milioni di persone, molte delle quali distratte e bombardate da una controinformazione di parte. Ma quando l'altra sera Letta e il Pd, stizziti come bambini viziati, hanno fatto saltare in Consiglio dei ministri il congelamento dell'Iva per ripicca alle dimissioni di solidarietà dei parlamentari Pdl, Berlusconi non ha esitato un minuto. Giocate con la mia vita - è stato il suo ragionamento - ma non con quella degli italiani. Che l'Iva non dovesse aumentare non era solo l'impegno preso con gli elettori, era il patto fondante del governo col Pd.
Come accade ogni volta che bisogna prendere decisioni dirimenti, il Cavaliere non ha aperto dibattiti né con le sue colombe né con i suoi falchi. Ha fatto colazione con la figlia Marina, l'avvocato di sempre, Niccolò Ghedini, e il coordinatore-amico Sandro Bondi. Poi ha condiviso con Alfano e gli altri ministri. Il comunicato (lo leggete qui a fianco), lo aveva già scritto. Prima di diramarlo ha avvisato i vertici del partito. Ancora una volta ha colto tutti di sorpresa, amici e avversari. Tra i primi, qualcuno si è sentito offeso per mancanza di collegialità, come se la democrazia interna fosse un continuo, estenuante e inconcludente parlarsi addosso. Pazienza. I secondi sono usciti di testa. Balbettano, da Letta a Epifani, che le tasse sono un alibi. Dire questo è essere in malafede, oppure cretini. Nel senso che non si conosce l'uomo e le sue semplici logiche mentali e decisionali.
Basta una domanda semplice: che fine avrebbero fatto i non pochi voti di cui dispone se il Pdl avesse avallato una decisione che mette le mani nelle tasche degli italiani? Troppo semplice per menti complicate e annebbiate dalla politica fine a se stessa e intesa come potere per se stessi. Caduto Letta, cosa succederà non lo sappiamo. Ma oggi abbiamo una conferma: chi vuole più tasse è incompatibile con Forza Italia. Teniamolo ben presente per il futuro, spero prossimo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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