Matteo Renzi è bravo, molto bravo. È furbo, veloce, scaltro, doppiogiochista e un po' bugiardo tanto quanto basta per essere un buon leader, soprattutto in politica. Detto questo proviamo a inforcare gli occhiali scuri e non farci abbagliare, almeno per una volta, dall'aureola accesa dalla grancassa mediatica amica e complice. E allora diciamo che giovane, ovvio, Renzi lo è anagraficamente ma politicamente non ha inventato un bel nulla. Ha semplicemente studiato vent'anni di berlusconismo e lo ha riproposto in salsa sinistra: poca ideologia, grande e chiara parlantina, battute a gogò, tanto pragmatismo, amicizie e relazioni trasversali, senso del comando, mito dell'efficienza, grande ambizione e via dicendo. Passa come innovatore per aver insediato una segreteria di giovani, soprattutto di giovani e belle donne. Sai che novità. L'ultimo governo Berlusconi è stato quello anagraficamente più giovane (e per questo venne anche criticato) con tante belle e brave ragazze: Meloni, Carfagna e Gelmini - tanto per citarne alcune - cosa avevano di meno delle attuali Renzi-girl? Assolutamente nulla, semmai avevano, e hanno, più esperienza, politica e di vita.
Eppure nella classe dirigente del centrodestra c'è un dilagante e preoccupante clima di paura e soggezione: oddio cosa facciamo adesso che c'è Renzi in campo. Occhio. Non è Forza Italia che si deve renzizzare, è il Pd che si sta berlusconizzando. Dopo vent'anni di tentativi a vuoto il popolo della sinistra ha trovato, forse, un suo Berlusconi, cioè un leader vero. O meglio: un pezzo della sinistra (una larga fetta del Pd resta ostile al suo segretario) al momento scommette su un berluschino. Il diminutivo è d'obbligo visto che il giovane sindaco deve ancora dimostrare di che pasta è fatto quando il gioco si fa duro (in casa e fuori).
Altro che paura o sensi di inferiorità. Forza Italia deve rivendicare con orgoglio di avere aperto la strada. Un nuovo modo di fare politica che è stato osteggiato e infangato per vent'anni e che Berlusconi ha pagato sulla sua pelle, con la sua libertà e con suoi non pochi soldi. Renzi oggi dimostra che quella era la via giusta per modernizzare il Paese e il fatto che l'abbia imboccata anche lui è una vittoria, non un pericolo e tantomeno una sconfitta.
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